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Enciclopedica. E' l'aggettivo che si usa per indicare una cultura talmente vasta da abbracciare tutto lo scibile umano. Al tempo degli antichi era un obiettivo ancora perseguibile, anche se solo per pochi come, ad esempio, i Sette Sapienti o Aristotele. In epoca moderna è un'idea-limite, un ideale regolativo kantiano, raggiungibile al massimo, forse, in una singola disciplina. Enciclopedica nel senso moderno del termine era, di certo, la cultura di Federico Zeri (1921-1998) in materia di storia dell'arte e questo volume ne è un'interessante dimostrazione. "Orto aperto" è una raccolta di articoli del geniale e burbero storico dell'arte pubblicati su "La Stampa" tra il 1985 e il 1990; pur trattandosi di testi brevi (due-tre pagine l'uno) e destinati a un pubblico ampio e abbastanza indifferenziato quale quello di un grande quotidiano, Zeri riesce in ogni "pezzo" a mantenersi sapientemente in equilibrio tra divulgazione di alto profilo, memorialistica, spirito polemico e ironia, dando in moltissimi casi prova di un controllo formale invidiabile. La raccolta è organizzata in quattro sezioni - "Nel mondo antico" (9 articoli), "Dal Trecento al Novecento" (18), "La conservazione dei beni culturali" (26), "Ritratti e memorie" (19) - e colpisce per la varietà dei temi trattati e per l'assenza di cali qualitativi. Vent'anni senza Federico Zeri. E le sue pagine non hanno perso neanche una briciola di attualità. Chi pensa che per fare politica basti essere onesti o giovani o tecnologici (così ce n'è per tutti...) lo legga e lo rilegga. Ammesso che abbia mai letto un libro in vita sua. "Non ci sarebbe tuttavia nulla di sorprendente se la scelta peggiore dovesse alla fine venir realizzata; qui da noi si assiste spesso a una vera e propria perdita dell'identità culturale, il cui primo sintomo è l'indifferenza verso il passato, e per tutto quanto rese un tempo celebre e illustre l'Italia." (p. 153) Speriamo non sia profetico. A Federico Zeri, che amava l'Italia fingendo di odiarla
Un libro molto accurato e minuzioso. Peccato che storici dell'arte come lui non ci siano più. C'è gente ammanigliata con politici, che ha fatto carriera con raccomandazioni e vuole i soldi facili. Mi ha colpito l'affermazione sul numero enorme di falsi in circolazione. Nell'era della riproducibilità tecnica dell'opera d'arte conviene acquistare una riproduzione: almeno sai che è una copia e ti metti il cuore in pace.
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