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Anno edizione: 2020
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Sempre bello seguire un'inchiesta di Kostas Charitos, anche se qui si sente un po' di stanchezza dell'autore, alle prese con i suoi temi preferiti. L'insistenza con la crescita del nipotino alla lunga stanca.
Il commissario Kostas Charitos si trova alle prese con tre delitti: di un cittadino dell’Arabia Saudita, di un ricco cinese e infine di un giornalista greco. Tutti e tre accoltellati al ritmo di una canzone popolare (“che me ne faccio dei fiorini”?). Per riuscire a districare la matassa bisogna capire il movente. I crimini si svolgono nei pressi di un campo profughi. Non sarà facile per Charitos e per il suo amico Lambros Zisis, vecchio militante di sinistra, venirne a capo e scoprire i colpevoli e le loro motivazioni. L’accento in questo romanzo è sulla povera gente e sul degrado della città di Atene nonché dell’intera Grecia, fortemente impoverita. L’accento sulla povertà generale di questa nazione ricalca i temi di un suo precedente romanzo “la Resa dei Conti”, centrato sul generale impoverimento della popolazione greca a partire dal gennaio 2014 quando la nazione sarebbe uscita dall’Euro e tornata alla dracma. La parte interessante del romanzo è lo sforzo di Zisis di fondare un movimento di protesta della povera gente e degli immigrati che vivono nei quartieri più degradati della città. Si scopre che un possibile movente potrebbe essere il tentativo dei cinesi d’impadronirsi di questa zona povera della città, però sita in riva al mare, per farne un grande centro commerciale e un parco divertimenti. C’è un certo parallelismo con “Le Mani sulla Città”, il film drammatico del 1963 diretto da Francesco Rosi, una spietata denuncia della corruzione e della speculazione edilizia dell'Italia degli anni sessanta. Alcune battute sono memorabili, e. g.: “I chiodi per metterti in croce li trovi in tutti gli uffici pubblici. In polizia ci sono anche le borchie”. Come giudizio generale: il precedente romanzo (la Resa dei Conti) è più brillante e avvincente; questo è un po’ più opaco e con una trama più contorta. Resta comunque una denuncia contro il capitalismo e lo sfruttamento della povera gente. E prevale la ricerca del riscatto da parte della gente impoverita e oppressa.
Ani ha una scrittura capace di catturare i pensieri, le angosce dei suoi personaggi, riversandoli su carta e presentandoli al lettore che li riceverà in modo empatico, vivido. Una trama che avvince nella sofferenza di un'indagine che si trascina senza risultati, nonostante l'enorme mole di lavoro. I familiari che si isolano, scivolando sempre più nella follia della disperazione, costretti in un presente senza futuro, in una vita che non hanno più diritto di vivere e che li costringe a comportamenti inusuali e insensati. Un personaggio principale, l'ispettore in pensione Frank che aiuta i colleghi, veramente ben riuscito, alle prese con questo caso che gli presenterà nuovamente i conti dei misteri irrisolti della sua carriera.
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