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Una vicenda che ti fa entrare nella complessità di una terra straordinaria.
In un mondo di muri e barriere, in una terra che del muro ha fatto, volontariamente o meno, una sua caratteristica, cosa succederebbe a dei novelli Romeo e Giulietta che da fazioni diverse cadono folgorati dall'amore? In questa opera prima, Maria Elisabetta Ranghetti ci racconta una storia d'amore che si dipana per quattro decadi e che si incrocia con la vita di una giovane ebrea della diaspora costretta a fare i conti col suo passato e come, anche lei, andrà incontro ad un amore inaspettato. Un romanzo con Israele al centro ma che tocca Palestina, Libano, Giordania, ripercorrendo la storia degli ultimi 40 anni attraverso gli occhi di due innamorati. L'esperimento di raccontare la complessità della storia israelo/palestinese attraverso una storia d'amore a mio avviso è riuscito: anche chi è a digiuno di storia del Medio Oriente, può con questo libro averne una infarinatura e ricevere stimoli per un approfondimento. La storia è ben costruita, anche se a mio avviso a tratti ridondante e un po' israelocentrica. Anche se, a onor del vero, la protagonista è israeliana... Una lettura piacevole e scorrevole.
Recensioni
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«Chissà cosa c’è oltre questo mare» (p 61), si chiede pensierosa Ruth, una giovane ragazza ebrea di Haifa che, insieme al suo innamorato, osserva l’orizzonte. Sicuramente, crede, posti nuovi da visitare insieme, luoghi diversi dove si parlano lingue sconosciute e dove a nessuno importa dell’etnia di appartenenza…un mondo nuovo, dove lei è il fidanzato potrebbero vivere felicemente la loro storia, senza gli ostacoli che ad Haifa impediscono ai due di essere felici. Sì, il grande amore di Ruth è Hassan, un arabo musulmano: i due sono uniti da una grande passione ma separati dal mondo in cui vivono. Le loro famiglie non approvano questo legame, nessuno dei due può rinunciare alla propria cultura, fede, appartenenza senza per questo rinunciare ad una parte fondamentale del proprio essere: i loro popoli sono in guerra e non si intravede la possibilità di dialogo…l’amore che li unisce avrà la forza di superare questi muri?
Sono passati trent’anni: Miriam è una ragazza ebrea nata in Israele e cresciuta a Londra in una famiglia laica. Impegnata nell’organizzazione del suo matrimonio, un giorno viene fermata da Kaled, un giovane arabo palestinese che dimostra di conoscere molte cose della sua famiglia di origine e che chiede alla ragazza di seguirlo a Ramallah per incontrare un uomo in fin di vita. Chi è quest’uomo misterioso? E cosa lega Miriam a Kaled?
Decisa a scoprire la verità sulle sue origini, Miriam parte per Israele in un viaggio alla scoperta di una terra affascinante e aspra e di una storia, quella della propria famiglia, che segnerà per sempre il suo destino.
Romanzo profondo e avvincente, Oltre il mare di Haifa affronta le complessità delle relazioni tra due popoli in una terra contesa ma ricca di fascino. La questione arabo-israeliana è un tema molto forte che l’autrice riesce a trattare grazie alla delicatezza che l’amore, al centro della vicenda, conferisce alla trama. La scelta narrativa di alternare la storia attraverso tre filoni temporali rende l’intreccio molto interessante e permette al lettore di vivere le vicende da diversi punti di vista, offrendo spunti di riflessione su un mondo che siamo abituati a conoscere tramite i libri di storia e le vicende di cronaca e guerra, spesso ignorandone la poetica bellezza. L’autrice, col suo stile elegante e pieno di grazia, ci aiuta ad umanizzare questo territorio mostrandoci la straordinaria complessità dei paesaggi come Gerusalemme e Ramallah e regalandoci dei personaggi intensi e pieni di sfaccettature che riescono a dimostrare al lettore il valore e l’attaccamento alla Terra per gli arabo-israeliani. Una causa da sostenere, talmente forte e totalizzante da oscurare anche l’amore per la propria famiglia, arrivando a generare un profondo conflitto interiore, come quello che vivono Hassan e Ruth: “Sai meglio di me che non si può vivere oltre la Storia; un giorno mia sorella Anna mi disse che l’amore da solo non basta e io non le credetti, le urlai contro che noi avremmo vinto contro tutto e tutti, ma non è stato così. Abbiamo perso: non si può vincere contro la Storia, contro la nostra società, la nostra gente, i nostri legami. E la punizione per chi supera certi confini è quell’atroce dolore che ora proviamo nel non poterci amare” (p. 269).
Capace di raccontare la storia e la Storia senza esprimere giudizi, “«Il mondo pensa tante cose di Israele» disse sospirando, «e non tutte sono giuste. Alle volte bisognerebbe vivere qui per capire come funziona veramente. È facile giudicare da lontano.»” (p. 244), l’autrice riesce anche a trasmettere un messaggio di speranza e di condivisione pacifica ambientando parte della vicenda ad Haifa, città dove vivono sia ebrei che musulmani e dove l’incontro tra l’ebreo Amos e il musulmano Kaled, seppure nella finzione, dimostra come due popoli così diversi siano anche molto simili e possano trovare un punto di contatto, ricordandoci che la Storia è sempre e comunque il risultato delle azioni dell’uomo e, pertanto, solo la volontà umana può portare al cambiamento.
Recensione di Chiara Barra
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