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Come è noto, durante la seconda guerra mondiale, 220.000 soldati italiani furono mandati da Mussolini in Russia, con l’obiettivo di rafforzare l’esercito tedesco che aveva intenzione di divenire padrone del suolo bolscevico. Male equipaggiato e impreparato ad affrontare il lungo inverno russo, dopo i primi successi iniziali, l’esercito italiano fu bloccato per molti mesi dai Russi lungo le rive del Don e successivamente costretto a fuggire precipitosamente per la controffensiva scatenata dai Russi. Le perdite umane degli invasori furono ingenti. Di moltissimi dei soldati italiani si persero le tracce e furono in seguito considerati dispersi. Grazie a un certosina ricerca di pubblici documenti dello Stato e di Associazioni varie, fra le quali la UNIRR, sezione friulana, l’autore è riuscito a ricostruire le sorti di diversi soldati della Sicilia spediti in Russia. Tale ricostruzione è stata resa possibile dal fatto che i Russi avevano annotato nelle tombe dei militari morti in battaglia i loro nomi e che, a distanza di diversi decenni dalla fine del conflitto, sono stati comunicati all’Italia. Da tale ricostruzione si apprende, fra l’altro, che le prime linee dei soldati italiani che stazionavano nella cittadina di Meschow, in prossimità del fiume Don, qualche settimana prima del Natale del 1942, il giorno 19 Dicembre, furono assaltate dalle truppe russe le quali, per sferrare il loro contrattacco alla invasione straniera del loro territorio, avevano atteso che il Don ghiacciasse. “Nella lotta cruenta, ora dopo ora, i superstiti cercarono accanitamente di difendere l’ultima linea, organizzata in fretta e furia. In questa disperata azione altruistica si sacrificarono gli amastratini Giuseppe Di Benedetto, Vincenzo Caspio, Croce Ribaudo, Giovanni Giangarrà, Filippo Purgatorio, Antonio Marina di Santo Stefano di Camastra, Antonio Rosario Grillo di Tusa.” Fra questi ragazzi che eroicamente persero la vita c’era anche il fratello di mia madre.
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