L'occhio e lo spirito
di Maurice Merleau-Ponty
"L’Occhio e lo Spirito è l’ultimo scritto che Merleau-Ponty poté portare a termine. André Chastel gli aveva chiesto un contributo per il primo numero di «Art de France». Egli ne fece un saggio, al quale consacrò la gran parte dell’estate nell’anno (1960) che doveva essere quello delle sue ultime vacanze. Stabilitosi, per due o tre mesi, nella campagna provenzale, Merleau-Ponty reinterroga la visione, e al tempo stesso la pittura. O piuttosto, egli la interroga quasi fosse la prima volta, come se tutte le sue opere precedenti non pesassero sul suo pensiero, ovvero pesassero troppo, in modo tale che egli dovette dimenticarle per riconquistare la pienezza dell’incantamento. Egli cerca, una volta di più, le parole dell’inizio, parole, per esempio, capaci di definire ciò che costituisce il miracolo del corpo umano, il suo inesplicabile prender vita, non appena avviato il suo muto colloquio con gli altri, il mondo e se stesso – e anche la fragilità di tale miracolo." (Dalla postfazione di Claude Lefort))
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