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Occasioni di lettura. Le relazioni editoriali inedite (1948-1958) - Vittorio Sereni - copertina
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Occasioni di lettura. Le relazioni editoriali inedite (1948-1958)
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Occasioni di lettura. Le relazioni editoriali inedite (1948-1958) - Vittorio Sereni - copertina

Descrizione


Queste pagine portano per la prima volta alla luce i pareri editoriali scritti da Vittorio Sereni (Luino, 1913-Milano, 1983), nel decennio precedente il suo ingresso alla Mondadori, in qualità di direttore letterario. Essi presentano uno spessore documentario di sicuro valore e di pregevole leggibilità, nella misura in cui rappresentano una sorta di cronaca del gusto di quegli anni e allo stesso tempo - un giornale di bordo delle occasioni di lettura e delle riflessioni sulla poesia di uno dei maggiori poeti del secondo Novecento, nel pieno della propria stagione compositiva. Si tratta di prose folgoranti, per limpidezza e lucidità, nelle quali l'opera ricevuta in lettura viene costantemente riportata al quadro della letteratura contemporanea, con tutta la difficoltà di coglierne le dinamiche e le linee di sviluppo in fieri.
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Dettagli

2011
1 marzo 2011
9788884195005

Voce della critica

Nel 1948 Sereni stilò uno dei suoi primi pareri di lettura, attività che proseguì fino al 1958, quando Arnoldo (nel momento in cui Alberto lasciava la grande casa editrice per fondare il Saggiatore) chiamò Sereni alla direzione letteraria della Mondadori. L'attività di lettore fu prolifica: nell'arco di quei dieci anni Sereni fornì parecchi resoconti di lettura, oggi conservati in parte presso la Fondazione Mondadori e in parte all'Archivio Sereni di Luino, sua città natale. Già usciti nel 1973 a Padova per le edizioni Liviana nella silloge Letture preliminari, il materiale di Luino è oggi ripreso nella limpida, accurata edizione Aragno.
Si tratta per la maggior parte di pareri su manoscritti destinati a non essere pubblicati (opere di autori anch'essi rimasti infine ignoti), pezzi che non sono da meno rispetto a quelli forniti su scrittori che si stavano avviando alla notorietà. Sbocco editoriale positivo ebbe ad esempio il parere rilasciato su È fatto giorno di Rocco Scotellaro, di cui Sereni rilevò la forza di un linguaggio che non sgorgava dal peso delle singole parole ma dalla "consonanza del discorso con le cose". La scheda è fondamentale in quanto profila un elemento nodale della poetica di Sereni: la necessità che la poesia aderisca alla varietà dell'esistenza e non perda mai la presa incisiva sul reale. I rilievi furono evidentemente convincenti: la collezione uscì nel 1954, dunque postuma per Scotellaro, nel mondadoriano "Lo Specchio".
Un parere positivo di Sereni non equivaleva a un automatico sbocco editoriale. Ne è buon esempio la lettura di The Letters (1907-1941) di Ezra Pound, edite a New York nel 1950. Sereni lesse il volume consapevole del fatto che Pound, oltre a essere un grande poeta, era una figura "al centro di quelle suggestioni e di quei fermenti che hanno caratterizzato il contatto tra America ed Europa per i primi quarant'anni del secolo"; il che faceva di quelle lettere qualcosa di esemplare, documenti sempre rivolti a un "mosso, vario, amoroso discorso sulla poesia. Consigli ai giovani poeti, più in forma di consigli di lettura che in forma di apprezzamento o di censura ai relativi parti poetici, valutazioni a volte motivatissime, spesso affascinanti, di libri antichi e recenti". Sereni si espresse in modo favorevole al libro, da far senz'altro conoscere al pubblico italiano, anche in relazione al risveglio d'interesse verso la figura di Pound: "In conclusione vedo la presentazione di questo volume essenzialmente come un apporto critico non solo allo studio di Pound ma di quello che è stato chiamato l'umanesimo americano del nostro secolo". Il consiglio non fu tuttavia raccolto, e le lettere di Pound trovarono collocazione soltanto nel 1980 presso Feltrinelli.
Non mancano pareri direttamente negativi, come quelli emessi verso progettate traduzioni. Mondadori aveva già intrapreso la pubblicazione delle opere di Bernanos e nel febbraio 1950 chiese a Sereni di leggere i Dialogues des Carmelites per una valutazione sull'opportunità di tradurli o meno. Il giudizio negativo fu fondato da Sereni su una tagliente affermazione: "C'è in questi dialoghi un modo tipicamente cattolico di collegare l'aspetto storico e quello religioso, animando e chiamando il primo mediante il contenuto sentimentale del secondo". Poco tempo dopo Sereni lesse anche Les Révoltés di Sandor Marai, autore ungherese che gode oggi di un successo incontenibile e non sempre meritato. Sereni trovò che il romanzo fosse un'imitazione un po' ingenua degli Enfants terribles di Jean Cocteau. Mancavano infatti in Marai, secondo lui, la sorpresa e la tensione: "Manca insomma tutto ciò che era indispensabile a una siffatta situazione narrativa. Oltre tutto il libro risulta prolisso e noioso per larghi tratti".
Il decennio analizzato nel volume è lo stesso in cui Vittorini condusse all'Einaudi l'esperienza dei "Gettoni". E qui la curatrice, nel folto saggio introduttivo, aiuta a cogliere la cospicua divergenza di approccio dei due: Vittorini era intelletto che intendeva porre sui dattiloscritti "il sigillo della propria genialità creativa", mentre Sereni lavorò al fine di riconoscere cordialmente i pregi degli autori e dichiararne apertamente i difetti. E forse è proprio la capacità di comunicare con il mondo espressivo dei "giudicati" a donare a questi pareri di lettura, peraltro ricchi di spessore documentario, una vita propria. Tale da farne, a loro volta, letture piacevolissime. Antonio Castronuovo

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Conosci l'autore

Vittorio Sereni

1913, Luino

Poeta, scrittore e traduttore italiano. Trascorse la giovinezza nella sua città natale, per trasferirsi all'età di dodici anni a Brescia. Gli anni trascorsi a Luino furono decisivi e lasciarono un'importante impronta nella sua produzione successiva.Compì gli studi a Milano dove conobbe giovani che avevano i suoi stessi interessi letterari: erano Anceschi, Vigorelli, Sinisgalli, Gatto e Quasimodo. Nel 1937 due sue poesie comparvero sulla rivista «Frontespizio». Si legò poi al gruppo di giovani filosofi che facevano capo ad Antonio Banfi e agli artisti di 'Corrente'. Aveva appena iniziato la carriera di insegnante, quando venne richiamato alle armi. Fatto prigioniero dagli alleati in Sicilia nel '43, venne deportato in Algeria e Marocco. A queste esperienze...

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