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Anno edizione: 2020
Anno edizione: 2020
In questo libro la strana esperienza di perdita che vive il narratore ne riproduce un’altra precedente, la evoca e la ripete – perdita in quel caso di una persona invece che di una parola –, fino a quando tutti gli elementi sparsi della storia in trompe l’oeil non cominciano a ricomporsi e s’incanalano verso un ritorno. Non ci sono più parole per dire, ma solo per stare.
«Philippe Forest intreccia due storie: l'uomo che sa di aver dimenticato un vocabolo (ma non ricorda quale) e l'uomo che si è ritirato su un'isola deserta. Due ossessioni intorno a un tema centrale per lo scrittore: la perdita» - la Lettura
Un uomo si sveglia convinto di aver perso una parola nel sonno, incapace di ricordarsi quale. Progressivamente, un’ossessione s’impadronisce di lui: che una alla volta tutte le parole lo abbandoneranno e che, perdendo il linguaggio, la sua vita si svuoterà. Rifugiatosi su un’isola al largo del continente, l’uomo si ostina a cercare questa parola mancante. La cerca nel vento, la cerca nella solitudine, sonda le nuvole, ascolta i silenzi. La sua caccia alla parola perduta lo incita a lasciar passare i giorni, esponendosi incessantemente agli effetti della luce sull’oceano, riflessa anche dallo specchio della sua camera d’albergo. Presto, anche il quadro attaccato al muro, dipinto dal precedente e misterioso inquilino della stanza, sembra animarsi di vita propria, mutando in funzione dell’atmosfera, riempiendosi di nuovi tratti man mano che la mente del narratore si svuota di parole. Il protagonista decide allora, invano, di catturarne giorno dopo giorno le metamorfosi con una vecchia macchina fotografica. Sarà dall’oceano o dal quadro, o da entrambi, che infine emergerà una donna in carne e ossa per restituirgli la voglia di abbandonarsi al piacere e svelargli il senso dell’oblio?Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Un delirio o una meditazione. Scritto bene ma non esattamente una passeggiata di salute. Io amo questo autore e immagino che abbia la sua piccola schiera di lettori appassionati come me, lettori a cui piacerebbe leggere sempre lo stesso suo libro. E invece no: Forest di libri ne ha scritti almeno di tre tipi e quest'ultimo genere è quello che amo meno: quello di Piena. Ma che fare? L'amore bisogna prenderlo come viene e accettarne anche i lati meno piacevoli come questo libro
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