Pina Corso ha iniziato a scrivere poesie dopo la morte prematura dell'unico suo figlio, Tonino, deceduto a diciotto anni per distrofia muscolare. Il suo quarto volume, che vuole ancora una volta dedicare ai suoi beniamini Tonino, figlio, e Saro, suo marito, è una continuità delle precedenti edizioni e si ispira ai moti del suo animo turbato da eventi tristi che la portano in un deserto, avvolta da solitudine. Ma la vita interiore che esplode in lei reagisce e apre nuovi sentieri di luce, di serenità, di gioia. I suoi versi e acrostici in lingua italiana e dialetto siciliano hanno una linfa vitale che le dà pace e sollievo nel deserto della sua anima e vogliono portare il lettore ad aprirsi alla speranza, cogliendo l'attimo fuggente per dare gusto alla vita che, in parte, costruiamo con le nostre mani. Parla del presente e del futuro perché quest'ultimo dipende dalla impostazione che diamo, ora, al presente. La vita, si sa, è un regalo di Dio che ce l'ha data come dono d'amore, per essere eternamente felici. Tonino, che aveva molta fede, diceva che noi, persone umane, siamo dentro una corazza e quando si va in Cielo, la lasciamo quaggiù e liberi da questo corpo possiamo volare in alto dove tutto è bello e gioioso. Per arrivare a questa libertà, pilastri fondanti sono: la fede, la speranza e la carità. Le prime due virtù teologali ci aiutano in questa terra a vivere bene, sapendo che non veniamo dal nulla, ma siamo stati creati per un progetto d'amore di Dio, che ha riservato a ciascuno di noi un posto in Paradiso; sta a noi guadagnarcelo e non farcelo rubare dal nemico dell'anima, Satana. L'amore, invece, nasce e cresce nei cuori e ci accompagna sempre ed è la parte migliore, più qualificata e qualificante dell'essere umano. San Paolo nel suo tredicesimo capitolo della Prima lettera ai Corinzi (13, 1-13) fa una dissertazione dettagliata della carità (amore). Pina Corso
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