Gli Etruschi eccellevano nella produzione di spettacolari oreficerie e oggetti in bronzo, votivi o domestici. Questa misteriosa civiltà sviluppatasi nell'Italia centrale dall'età del Ferro (attraverso gli apporti di popoli diversi) fino all'integrazione romana realizzatasi tra il IV e il I secolo a.C., attinse molto dai Greci e dai loro miti, che venivano rielaborati e reinterpretati secondo il gusto degli artigiani, del pantheon etrusco e delle tradizioni locali. "Mentre noi pensiamo che i fulmini si verificano perché le nuvole si scontrano, gli Etruschi ritengono che le nuvole si scontrino proprio per inviare un messaggio divino". Con queste parole, Seneca nel secondo libro delle Naturales Quaestiones riassumeva la particolarità delle credenze etrusche secondo le quali le divinità influenzavano le attività umane inviando segnali che dovevano essere decodificati. Le nuvole e il fulmine presenta oltre cento opere provenienti dal Museo Archeologico Nazionale di Firenze: statue, preziosi oggetti in oro, argento e bronzo, ceramiche figurate e le caratteristiche urne cinerarie decorate con i più distintivi motivi etruschi, tra cui quello dei defunti sul coperchio. Il volume illustra il fascino della civiltà etrusca, vista attraverso gli aspetti della vita quotidiana, dei culti e dei rituali funerari; un'attenzione specifica è rivolta alle pratiche religiose della divinazione, con particolare evidenza all'abitudine degli Etruschi di trarre presagi dal volo degli uccelli, dalle viscere degli animali e dall'osservazione del cielo con i suoi fenomeni atmosferici. Tra gli straordinari capolavori spiccano canopi, corredi funebri, la cosiddetta Mater Matuta (una statua cineraria femminile), oltre a terracotte, statuette e specchi in bronzo che testimoniano la varietà (e la diversità) del pantheon etrusco, come il bronzetto di Tinia (Zeus etrusco), quello di Menerva (Athena) o quello di Uni (Juno Sospita).
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