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scheda di Sergi, G., L'Indice 1996, n. 5
Ambasciatore e politico attivo nella Roma fra Quattro e Cinquecento, Altieri si distingueva altresì per cultura e doti letterarie, riconducibili al magistero di Pomponio Leto e all'amicizia di Bartolomeo Platina. È uno di quei personaggi che vivono e al tempo stesso commentano fasi rutilanti e tormentate della storia italiana (il 1527, anno del sacco di Roma, lo vede preoccupato protagonista), con l'atteggiamento umano adatto a viverle e gli strumenti culturali adatti a commentarle. L'istituto Roma nel Rinascimento propone qui, in una bella anastatica, l'edizione del 1873, in cui Narducci completava "Li nuptiali" con alcuni documenti che collocassero Altieri nel concreto operare dei suoi anni. Massimo Miglio suggerisce nell'introduzione - 130 pagine che sono un libro nel libro - un'interessante lettura per temi dell'opera altieriana: viene fuori il richiamo all'orgoglio della romanità, un patrimonio da non disperdere che deve essere dignitosamente interpretato dalle famiglie dei "grandi" di Roma.La strada scelta da Altieri è quella che oggi si chiamerebbe prosopografica: l'ambasciatore che vuole gettare ponti tra fazioni avverse seleziona, ricostruendo la storia di personaggi e di legami del passato, o elementi che dovrebbero unirle (nel nome, appunto, di un continuum romano), o errori, anche gravi, con valore pedagogico. C'è inoltre una duplice prospettiva sulla città papale: la sua universalità, per cui la storia del mondo non poteva prescindere dalla sua naturale capitale; e la dialettica interno-esterno, per cui molti fermenti negativi della storia urbana risultano contaminazioni pervenute attraverso inopportuni cedimenti di singoli ad altrui influenze. Si segnalano inoltre pagine preziose sulla dimensione quotidiana del vivere rinascimentale.
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