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Napoletano, Renato Monteleone ha insegnato storia del movimento operaio presso l'Università di Torino, pubblicando nel corso degli anni numerose opere, fra cui si dovrà almeno citare il notevolissimo Turati (1987). In quest'antologia di brani tratti da documenti, studi, giornali, riviste, discorsi, l'autore sceglie di rappresentare il Novecento in modo prismatico: senza cioè direzionare verso l'una o l'altra tesi un'analisi globale che, d'altra parte, come rileva Enzo Collotti nell'introduzione, rischierebbe a ogni passo di farsi troppo complessa per essere ricondotta a un unico principio motore.
Ad esempio, sull'Urss di Stalin, Monteleone sposa un giudizio in sé coraggioso, perché sotto molti aspetti controcorrente rispetto a quello ormai affermatosi sia in sede storiografica, sia nella vulgata giornalistica, e non manca di presentare vari passi che ne illustrano i principali versanti. La materia viene suddivisa per fasi, partendo dai primordi del Novecento e proseguendo con la prima guerra mondiale, la sua eredità (un "ventennio di crisi incrociate", sintetizza in modo molto calzante Monteleone), l'avvento di fascismo, nazismo, comunismo, poi il secondo conflitto mondiale, la Guerra fredda, la decolonizzazione, per giungere infine al neocolonialismo e ai "paradossi della società opulenta", fra terrorismo e globalizzazione. Si ha così di fronte un quadro problematico e stimolante intorno alla più recente realtà storica, e anche, in senso stretto, sociologica (si pensi all'estratto di William Sheridan Allen su Come si diventa nazisti , o a quello di Grion sullo sfruttamento minorile), per un secolo che, ci si passi l'ormai trita espressione, fiumi d'inchiostro ha fatto scorrere ai quattro angoli del mondo. Ciò si deve alla sua natura fortemente drammatica.
Come emerge dai brani (di F. D. Roosevelt come di Paul Kennedy, di Boffa come di Stiglitz) e dal titolo della raccolta, nonostante i grandi movimenti di protesta e le meritorie iniziative dei pochi, nel corso del Novecento non si è mai, in effetti, riusciti a imboccare la strada di uno sviluppo "sostenibile", come quello invocato al vertice Onu di Rio de Janeiro del 1992 a proposito di ecologia e ambiente. Il divario tra paesi ricchi e paesi poveri, oligarchie finanziarie e piccola produzione periferica, ha continuato ad aumentare inesorabilmente, anche a causa delle periodiche guerre devastatrici che hanno prostrato le regioni ricche di risorse. Peraltro Monteleone, da storico esperto qual è, non si esime dal risalire alle radici del Novecento (nella parte iniziale riporta alcuni passi di Friedrich Nietzsche a margine del discorso sul nazional-imperialismo tedesco). Questo anche al fine di ricercare, con l'ausilio della memoria storica, per l'essere umano del tempo presente, un'identità, attraverso e oltre il gioco di specchi che nella nuova società l'essere umano stesso si è progressivamente costruito intorno fino a erigere una sorta di gabbia culturale. Scrive Jorge Luìs Borges in un passo di Storia dell'eternità riportato in esergo: "È noto che l'identità personale risiede nella memoria e che l'annullamento di questa facoltà comporta l'idiozia".
Daniele Rocca
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