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Anno edizione: 2012
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Ho letto il libro in coincidenza con permanenze in ospedale come accompagnatore e forse per questo l’ho apprezzato ancora di più. Non è solo il punto di vista di un medico impegnato su diverse questioni della medicina e sul come umanizzare il rapporto medico-paziente. Anche. Ma non solo. Leggendo si scopre che il medico è una persona “umana” con tutte le problematiche le speranze e le paure di tutti, compresi i pazienti che ha il dovere (la missione?) di curare (non di fare guarire?) L’empatia che il medico instaura con il paziente Martinez, ricoverato in condizioni disperate dopo un incidente, modifica il suo stesso (del medico) rapporto con la vita. Due mondi scorrono paralleli. L’ospedale e le sue notti da una parte, con le sue logiche e le sue dinamiche. Fuori la normalità quotidiana, anch’essa con i suoi meccanismi e le sue logiche. Tutto avviene in una contemporaneità tra questi due mondi che cercano di ignorarsi l’un l’altro (rimuoversi?) per non essere sopraffatti dalla sofferenza. Il contatto con la morte genera un senso di artificiosità del vivere come se tutto fosse finto, una messa in scena di qualcos’altro. E la giostra del mondo va sempre avanti che tu sali o scendi non importa. Ma cosa fa girare la giostra e da dove vengono i suoi passeggeri e dove ritornano quando scendono questo non lo sappiamo... Ecco alla fine del libro ci troviamo davanti al muro bianco di questa riflessione metafisica che appoggiandosi sulle basi scientifiche, in questo caso della medicina, cerca di spingersi oltre. Leggerlo ci ha dato momenti di commozione e di curiosità. Pregio del libro è anche mostrare il lato umano della figura del medico di ospedale troppo spesso percepito da pazienti e famigliari come inarrivabile e difficilissimo da “approcciare”, spiegando drammi ansie e speranze di coloro che notte dopo notte si prodigano senza risparmio per quella che nella nostra ingenuità continueremo sempre a considerare più una missione che un mestiere. un lettore
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
L'opera prima di Giuseppe Naretto è un romanzo che reinterpreta la tradizione del medical thriller e ne ribalta il senso. Se la figura canonizzata del medico-detective è quella dell'anatomopatologo che desume indizi da corpi morti, ciò che accade in Notti di guardia è esattamente il contrario: l'indagine punta alla vita. L'io narrante, medico torinese che lavora in un reparto di terapia intensiva, ricovera e cura la vittima di un incidente stradale dalla dinamica apparentemente inspiegabile. Il mistero è decriptato attraverso azzardi, illazioni, false piste e fortunate coincidenze che consentono al medico-investigatore di restituire al corpo terapizzato del paziente la sua storia umana. Infatti, oltre che un giallo avvincente, Notti di guardia è un romanzo argomentativo: dimostra la necessità di cambiare le condizioni del rapporto medico/paziente portando a una progressiva umanizzazione dei processi di cura. Per l'autore medico anestesista oltre che narratore all'esordio la conoscenza del malato come persona è il presupposto di ogni buona terapia, ma non solo: "Il bisogno di 'umanità' era soprattutto il nostro, di noi operatori. Avevamo voglia di posare le corazze per guardare in faccia chi avevamo di fronte, per poterlo toccare senza la gelida protezione del metallo". Sostenuta da una macchina narrativa eccellente, che trasforma le undici notti in cui si svolge l'azione in due ore di lettura appassionante, la vicenda racconta perfettamente anche la strana bellezza dei notturni ospedalieri, la temporalità sfasata nell'oltremondo del reparto e la solidarietà complice di chi lavora nei "chiaroscuri fatati delle notti di guardia".
Raffaella Scarpa
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