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Anno edizione: 2010
Anno edizione: 2010
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Bellissimo libro di una grande narratrice. Anche il finale, così scabro e sintetico, dá la misura della straordinaria scrittrice. Tutto è stato scritto e tutto noi abbiamo sentito con la nostra sensibilità di attenti lettori.
carino, scorrevole, ben scritto, qualche pagina in per un finale netto e sarebbe stato un 5
Vabbe', il libro è scorrevole per carità! scorrevole come l'olio in una padella da tanto è piatto! mancano le emozioni, manca un vero tratteggio della protagonista (le uniche ben definite sono la badessa e Suor Rosalba), manca un finale decente: non si lascia il libro in sospeso in questo modo! Si lascia appena appena intravedere quale sarà la sorte di Paola Pietra. Non dico di fare della vicenda della nobile smonacata per amore (mah! amore un uomo mai visto...) una storia tipo "LA BELLA ANTONIA PRIMA MONICA E POI DIMONIA! Ma qualcosa di più coinvolgente. Annoiano inoltre le varie ...."ma lasciamo la nostra..." ..."ritorneremo più tardi a..."! Cos'è? un libro o il collegamenti fra i vari servizi di un telegiornale!
Recensioni
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Chi legge da anni i romanzi di Marta Morazzoni, da Il caso Courrier (Longanesi, 1997; cfr. "L'Indice", 1997, n. 5) a La ragazza col turbante, Longanesi, 1986), solo per citarne alcuni, non proverà stupore se, leggendo La nota segreta, troverà nelle pagine del romanzo una vera e propria lezione di stile, come del resto s'intitolava un suo vecchio libro: in tempi di scritture ondivaghe e scarsamente controllate, è un piacere immergersi in una partitura così felice, così classica e al tempo stesso così trasgressiva. E forse non poteva esserci altro stile per una storia che appare intrisa di crismi della tradizione (Manzoni, Nievo, Rovani) e che rivela, invece, soluzioni e riflessioni decisamente eversive. Un'eversione di tema fuggire alla reclusione, andare incontro all'amore, ma anche alla libertà personale e di stile, poiché il romanzo storico qui si piega alla rapidità contemporanea, grazie a un narratore che discretamente tesse le fila e ogni tanto compare squarciando la Storia con il presente, ma senza mai perdere il filo, solo un istante, un'affacciata veloce fra stagioni diversi, un ammiccare al lettore che non se ne sente offeso né viene distratto da questo filo musicale che fa da controcanto. Siamo nel centro dell'arte romanzesca, quella che va da Yourcenar a Banti a Pascal Quignard: del resto, si scopre solo alla fine, grazie alle note dell'autrice, che la protagonista, la contessa Paola Teresa Pietra, monacata per forza da una nobile famiglia milanese, è già personaggio di altra narrazione, compare infatti nei Cento anni di Giuseppe Rovani, grande affresco lombardo a cavallo fra Sette e Ottocento, già anziana, intellettuale di riferimento per un vasto gruppo di giovani donne.
Nel romanzo di Morazzoni, invece, Paola è giovanissima, quasi non sembra la protagonista, poiché è la sua maestra di canto, suor Rosalba Guenzani, ad aprirci le porte del monastero di Santa Redegonda, anno 1736, mostrandoci la passione per la musica osteggiata da una superiora rigidamente ortodossa. È Rosalba a guidarci verso Paola Pietra, che nemmeno sa di avere il dono del canto. Ed è ancora Rosalba che, fattane l'allieva più abile, la espone al successo delle messe cantate, dello Stabat Mater di Pergolesi, cui assiste, per caso, un gentiluomo inglese, sir John Breval, ambasciatore a Milano.
Scatta qui una passione che porterà Paola lontano dal convento, proprio come a Rosalba toccherà restare e mentire per il bene della sua protetta e per amore verso la musica. È poi la fuga a diventare rocambolesca, passando per Venezia e per una nave diretta alla volta di Marsiglia, assaltata e depredata dai pirati. Paola si troverà a vestire abiti da uomo, ma senza ostentazione di femminismo. Ritroverà il suo amato, arriverà in Inghilterra, vivrà da amante in attesa del divorzio del compagno in casa delle sorelle nubili di lui. Un itinerario inatteso, ma quel che colpisce di Paola Pietra è la fermezza, già racchiusa nel suo cognome: da subito sa che non potrà venire meno al suo debito con la chiesa di Roma e nemmeno per un istante immagina di negarsi al giudizio. Anzi, farà di tutto per affrontarlo, pur sapendo di rischiare molto, di perdere ogni libertà acquisita e tutta una nuova vita in fase di sperimentazione.
La protagonista dipinta da Morazzoni sfugge perciò a ogni canone romantico, non è un'eroina che simuli desideri dell'oggi: è una donna del suo tempo, legata a una fedeltà e a convincimenti peculiari di un'epoca e di una cultura. Pure, con la sua intransigenza, con la sua fermezza, con la sua integrità, Paola Pietra ci dà lezioni, ci batte ai punti: ricorda alle donne cosa significa riconquistarsi uno spazio senza scorciatoie, essere fedeli a se stesse, riscattarsi da un destino diversamente disegnato da mani estranee. Mai la sua famiglia la piange o la cerca nomen omen, anche per il padre che ne celebra il funerale in vita, seppellendo l'abito della monaca e con esso il corpo assente della figlia e mai Paola si lascia trascinare indietro dai dubbi. Allo stesso modo, lo stile di Marta Morazzoni ci accompagna con i suoi leitmotiv, con i ritratti d'ambiente, con i movimenti rapidi dell'azione, dove nulla è insistito o superfluo. Non dispiacerà leggere dell'ennesimo assalto di pirati nel Mediterraneo, non rivedremo film già visti e non sarà una Venezia da cartolina quella in cui Paola canta in segreto per il doge.
A dispetto di tanta critica distratta e distruttiva, a dispetto di successi effimeri e sbandierati, in Italia il romanzo coltiva in alcune autrici una solida, inarrestabile tradizione (penso, con Marta Morazzoni, a Maria Attanasio, per fare esempi che abitano agli estremi dello stivale, dalla Lombardia alla Sicilia), che si confronta con i maestri, e le maestre, del passato a noi prossimo: una sfida non persa, una sfida vitale.
Antonella Cilento
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