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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Anche questo breve noir è una rappresentazione della realtà veneta e dei cambiamenti profondi che hanno trasformato una società povera e solidale in un mondo certamente più ricco costituito da migliaia di piccoli imprenditori casa e bottega ma distrutto sul piano sociale e umano . Carlotto più che uno scrittore di noir diventa un saggista che restituisce al lettore una visione e una analisi precisa. Scritto molto bene con un linguaggio incisivo e ficcante centra il racconto sul rapporto fra figlio e padre in uno scenario di violenza e lotta per la ricchezza e il potere senza esclusioni di colpi .
Recensione positiva per un romanzo ben riuscito. Divertente e letto d'un fiato.
libro veramente bellissimo, e' la prima volta che leggo Carlotto , è' unico, scritto in maniera ordinata e precisa, scavando a fondo nella psiche dei personaggi.
Recensioni
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«Una volta nel mio appartamento, riempii un bicchiere di cognac e lo bevvi d’un fiato, senza nemmeno togliermi il cappotto. Poi feci il giro delle stanze, presi tutte le fotografie di Giovanna e le buttai nella spazzatura.
Quello è il tuo posto, puttana.
Dovetti attendere che una rabbia sorda e mai provata scomparisse del tutto prima di lasciarmi andare al pianto, ripresi le foto dal secchio e me le strinsi al petto.
Come hai potuto farmi questo, Giovanna. Cosa ti è successo, amore mio?»
Nordest si apre con un omicidio, come ogni giallo che si rispetti e che segua le regole del gioco. Un gioco che comincia con i soldi e la vita frenetica ma superficiale di un gruppo di giovani del Nordest, quel pezzo del nostro Paese che più volte Carlotto ci ha raccontato e che ancor più frequentemente diventa sfondo per storie spesso poco edificanti. L’omicidio è quello di una giovane donna, Giovanna, bella, orfana di un padre un tempo benestante e promessa sposa, affogata brutalmente dall’amante scaricato prima del matrimonio con Francesco Visintin, avvocato decisamente ricco: un classico figlio di papà. Quest’ultimo viene immediatamente sospettato di essere l’assassino e lungo tutto il romanzo sarà lui a raccontarci come cercherà di scagionarsi e contemporaneamente indagare sull’identità del vero responsabile.
Attraverso questa vicenda Carlotto e Videtta però cercano di descrivere di più, analizzandola a fondo, una società in crisi: i sepolcri imbiancati, sopravvissuti malgrado il passare dei decenni e la presunta fine di certa fraintesa morale cattolica, che fanno delle famiglie nuclei di ipocrisia, se non addirittura falsità; i retroscena di un’economia che dopo un’eccezionale espansione (non sempre dai contorni limpidi) sta implodendo e trasferendo molte attività in altre nazioni, dalla Romania alla Cina; la crisi dei valori tradizionali che non sono stati sostituiti da nulla di altrettanto forte.
Soprattutto nella famiglia scavano i due autori, attraverso impietosi affreschi di rapporti malsani e deviati tra padri, madri e figli. Affondano il coltello nel morbido, perché evidenziare i problemi di comunicazione all’interno di quei nuclei che dovrebbero rappresentare l’anello forte della nostra società, è ormai piuttosto “facile”. Ma bisogna anche dire che il modo diretto e impietoso con cui vengono descritti i protagonisti di questa vicenda è particolarmente efficace.
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