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Antonio Skàrmeta (1940), autore cileno conosciuto soprattutto per il suo libro di successo internazionale "Il postino di Neruda", ha scritto nel 1980 (durante il suo esilio europeo dopo il colpo di stato contro Allende) questo racconto lungo o romanzo breve, pubblicato da noi solo nel '96. Una storia di una banalità addirittura sconcertante, forse destinata a lettori adolescenti: ma anche in questo caso non giustificabile sia per l'inconsistenza della trama, sia per la scarsa vivacità dello stile. Protagonista e voce narrante è un quattordicenne costretto a lasciare il Cile come rifugiato politico insieme ai due genitori insegnanti e al fratellino Daniel. La famiglia arriva a Milano, dove tenta di integrarsi nel mondo del lavoro e della scuola, scontrandosi con gli ovvi problemi linguistici, le abitudini di vita e alimentari diverse, l'intolleranza razziale. Skàrmeta fa vivere a Lucio le difficoltà di qualsiasi adolescente: qualche infatuazione per le compagne di scuola, la passione per il calcio, i litigi con padre e madre, le aspirazioni a un futuro più appagante. E soprattutto uno scontro violento con scazzottata finale, protratta per molte pagine, con un ragazzo milanese più grande. A parte qualche elementare considerazione iniziale sul divario economico tra l'Italia benestante e il Sud America povero, e qualche scontata riflessione sulle ingiustizie del mondo, sembra proprio di non poter trarre da questa narrazione grandi spunti di interesse o meditazione: "In Cile la notte è breve, ci sono più uccelli che a Milano, c'è una cordigliera molto bella che in cima ha sempre la neve, ci sono molti insetti, cani randagi, e mosche. Qui in Italia se ne vedono meno di mosche. La gente è molto igienica", "Qui i bambini non sanno cos'è un paese povero. Non hanno mai visto una casa fatta di cartone e lamiere. Non mi credono quando dico che se c'era vento forte o pioggia le case crollavano. E poi in Cile ci sono molti terremoti. Qui non ci sono mica terremoti così"...
andrebbe letto in tutte le scuole d'italia... lì dove qualcuno vorrebbe delle classi ghetto....leggere e riflettere.
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