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Recensioni Non c'è altra via che la notte. Distopie, antiutopie e futuri da incubo in letteratura

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Tutti conoscono "1984" di George Orwell. In pochi, però, sanno che il romanzo dello scrittore britannico, simbolo della contestazione al pensiero unico, appartiene a un genere letterario, fiorito nelle seconda metà del XIX secolo, noto con il nome di distopia (o antiutopia). Mentre il termine utopia indica una società ideale, perfetta anche se irrealizzabile, la distopia rappresenta un mondo futuribile ingiusto, totalmente privo di libertà, in cui la diseguaglianza è programmata e mantenuta tramite un rigido controllo. Un'autorità assoluta, la massificazione delle coscienze e la ribellione solitaria del protagonista sono gli ingredienti che caratterizzano un genere poco frequentato in Italia, ma che ha visto fiorire ad altre latitudini veri e propri capolavori della narrativa come "Il mondo nuovo", "Fahrenheit 451", "Il Signore delle Mosche", "Arancia meccanica" ecc. Il saggio di Luca Fumagalli è un'introduzione alla distopia condotta attraverso la presentazione e l'analisi di dieci romanzi simbolo del genere. È l'invito a incontrare una letteratura che funge da perfetta lente d'ingrandimento per comprendere meglio l'uomo, con le sue paure e le sue speranze.)
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