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Villani-Il nome del padre Ambientato nella Milano degli anni70 gioca su diversi piani narrativi questo noir di Villani. Il commissario Cavallo con l aiuto della viceispettrice Salemi cerca di risolvere un cold case che lo tormenta da trent anni. Una donna é ritrovata a pezzi in una valigia e il modus operandi ricorda delitti risalenti agli anni 40 L assassino é tornato? O é qualcuno che vuole emularlo? Scrittura lineare e precisa, indagine poliziesca a 360° che mi ha ricordato visti anche I luoghi il grande Scerbanenco. Villani riesce a tenere alta la tensione muovendosi su piu livelli narrativi mantenendo comunque il filo logico della storia dove non mancano sorprese nel corso della storia Chiaramente l editore é Neri Pozza. Consigliato sicuramente
Quando la vice ispettrice Valeria Salemi riceve il manoscritto da Rocco Cavallo, l’ordine del suo superiore è chiaro: «Leggerlo». Così l’autore Flavio Villani invita alla lettura del suo romanzo, e insieme a Valeria Salemi scopriamo il primo caso del giovane Rocco Cavallo. È la vigilia di ferragosto dell’estate del ‘72 quando il silenzio del commissariato viene interrotto da una telefonata: il corpo di una donna fatto a pezzi viene trovato in una valigia nel deposito bagagli della Stazione Centrale. Il vice ispettore Cavallo, appena trasferito dalla costiera amalfitana, si trova a capo di un’inchiesta che lo porta a scoprire una Milano di papponi e di squillo, di operai e di intoccabili. Nonostante gli sforzi, Cavallo è costretto a mollare il colpo e a catalogare il caso tra gli irrisolti. Il racconto che leggiamo insieme a Valeria Salemi è una storia in cui le vittime non hanno giustizia, né tantomeno un nome. Ma lei non ci sta: quando arriva all’ultima riga del manoscritto, convince il commissario Cavallo a riprendere le indagini iniziate trent’anni prima, riaprendo ferite dimenticate e facendo emergere segreti terribili. Flavio Villani, alla sua seconda prova d’autore dopo “L’ordine di Babele” (Laurana Editore, 2013), non solo guida alla ricerca di un assassino in una Milano mutevole. Fa sprofondare il lettore nelle ossessioni e nelle meschinità dell’animo umano, poi lo accompagna in superficie, per fargli riprendere fiato. Ma è solo un’illusione: appena i polmoni si riempiono d’ossigeno, un’altra mano lo accompagna ancora più giù, ai limiti dell’insondabile. “Il nome del padre” (Neri Pozza Editore, 2017) è un noir che esce dagli schemi del genere, che tiene col fiato sospeso fino all’ultima riga; un romanzo che sonda l’animo umano senza togliere nulla al piacere dell’intrattenimento.
Una storia che spazia degli anni 40 ai giorni nostri, soffermandosi sugli anni 70. Un'indagine che diventa il pretesto per mostrare e svelare dei personaggi con tutta la loro umanità e i loro segreti più intimi. Flavio utilizza il giallo per parlare delle nostre fragilità, mettendo al centro l'uomo. Oltre trecento pagine che si leggono velocemente.
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