Niente da ridere
di Livio Romano
Pubblicato per la prima volta nel 2007, "Niente da ridere" racconta le vicende di un trentacinquenne gravato dalla responsabilità di badare a una famiglia (molto) allargata di cui deve soddisfare le esigenze più diverse: dall'ospitare parenti, amici alla lontana e sconosciuti, a regalare soldi allo zio affinché allenti le sue pressanti richieste, fino al punto da inventare impegni al solo scopo di lavorare in pace, di nascosto, nella masseria di campagna, lontano dalle figlie, dalla moglie e dalla fragorosa confusione di una vita da cui all'apparenza sembra fuggire, anche se in realtà ne è il fulcro. Un personaggio insieme vitale e malinconico, generoso e narcisista, incantato e cinico, che posticipa all'infinito a colpi di ansiolitici l'incipiente crollo nervoso. Insomma, il perfetto uomo del nostro tempo, raccontato con una lingua tumultuosa e indomabile, in un intreccio effervescente di situazioni fra il comico e il grottesco, ambientate in un Salento inconsueto, distante dagli stereotipi a cui il cinema e la letteratura ci hanno abituato, ma del quale, in certi improvvisi scorci di paesaggio, emerge tutta la selvaggia bellezza.)
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