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Anno edizione: 2021
Anno edizione: 2015
Anno edizione: 2021
Torna, arricchito di nuovi capitoli, il romanzo di Claudio Morandini che ha vinto nel 2016 il premio Procida – Isola di Arturo – Elsa Morante ed è diventato un sorprendente e indimenticabile caso letterario.
«Minuzioso e tragicomico... Un racconto avvincente e crudele, sconcertante, simile a quelle storie leggendarie che si raccontano la sera» - le Monde
Quell'alpe è suo. Quella conca è sua. E anche tutto il vallone è suo. Può farci quel che gli pare. Gli animali sono suoi, come le rocce e l'erba e l'acqua e il ghiaccio. E se qualche volta ha sparato ai camosci per procurarsi la cena non deve renderne conto a nessuno. I camosci sono suoi. Pelle, carne, ossa, corna, tutta roba sua.
Il romanzo è ambientato in un vallone isolato delle Alpi. Vi si aggira un vecchio scontroso e smemorato, Adelmo Farandola, che la solitudine ha reso allucinato: accanto a lui, un cane petulante e chiacchierone che gli fa da spalla comica, qualche altro animale, un giovane guardiacaccia che si preoccupa per lui, poco altro. La vita di Adelmo scorrerebbe scandita dai cambiamenti stagionali, tra estati passate a isolarsi nel bivacco sperduto e inverni di buio e deliri nella baita ricoperta da metri di neve, se un giorno di primavera, nel corso del disgelo, Adelmo non vedesse spuntare un piede umano dal fronte di una delle tante valanghe che si abbattono sulla vallata. "Neve, cane, piede" si ispira a certi romanzi di montagna della letteratura svizzera, in particolare a quelli di Charles-Ferdinand Ramuz, o alle opere ancora più aspre di certi autori di lingua romancia, come Arno Camenisch. Leo Tuor o Oscar Peer: vi si racconta una vita in montagna fatta di durezza, di fatica, di ferocia anche, senza accomodamenti bucolici. Nell'ambiente immenso, ostile e terribile della mon-tagna, il racconto dell'isolamento dell'uomo, del ripetersi dei suoi gesti e dell'ostinazione dei suoi pensieri e reso dalla descrizione minuziosamente realistica che a volte si carica anche di toni grotteschi e caricaturali, soprattutto nei dialoghi tra uomo e animali, questi ultimi dotati di loquacità assai sviluppata.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Libro acquistato al SalTo 2024, preso in mano molto a caso. Ho scoperto un'opera di letteratura moderna estremamente interessante, profonda e al tempo stesso piacevole da leggere. Ogni parola si percepisce benissimo sia ricercata e voluta. Ottima lettura
La storia di Adelmo Farandola, tratta da un episodio cui è stato protagonista Claudio Morandini e definito da lui stesso trascurabile (un’avventuretta da niente), parla alle nostre coscienze. Ci commuove Adelmo Farandola: lo fa la sua pazzia quanto la sua solitudine, che lo porta a non riuscire più a esprimersi. Anche il titolo richiama l’idea di un uomo che ha ben presente nella mente alcune parole, ma non riesce a collegarle con una frase di senso compiuto. La tenerezza nei suoi confronti è tanta quanto la ripugnanza per gli stimoli olfattivi che la scrittura ci restituisce. Con uno stile essenziale e schietto e scene vivide al limite della crudezza, l’autore ci accompagna all’interno del dramma della solitudine e del disagio mentale. Temi presenti anche nella nostra società e che facciamo finta di non vedere perché ci creano imbarazzo: un libro senz’altro da leggere per riflettere.
Leggere nella propria lingua madre è l'esperienza più bella, soprattutto quando l'autore scrive in quella stessa lingua (e non è in traduzione) e soprattutto quando quell'autore con limpidezza, chiarezza e precisione riesce a raccontare in poche pagine una storia tanto intelligente, interessante e bella. Perché è meraviglioso Adelmo Farandola, è straordinaria la sua esperienza di vita, e a me sarebbero bastate tre parole per scegliere questo libro: dialogo col cane. Sono una patita di cani, di ogni specie, ed ogni volta che un cane ha un "ruolo" in un libro, per me l'esperienza di lettura migliora del 50% (senza esagerare). E questo nostro compagno era simpatico, veramente cane e veramente compagno, veramente ben tratteggiato, con un'esperienza ben consapevole delle abitudini e delle motivazioni dei cani. Adelmo Farandola è un eremita e a me verrebbe da dire che la sua è stata quasi una scelta obbligata al tempo, la motivazione si è persa nella memoria labile di Adelmo. Vive fuori dal mondo, dove si trovano gli ultimi scampoli di vita, e per questo non perde la sua umanità. Certo, Morandini avrebbe potuto scrivere semplicemente di un sociopatico, che non riesce a far altro che tirar sassi contro gli sconosciuti e ammazzare le bestie con cui si nutre, ed invece non è così. È un vecchio profondamente sfibrato dalla vita, dalla guerra, dal dover rifugiarsi per avere in salvo la vita, e questa condizione non si è mai separata da lui -- vivere lontano da tutti ormai è più sicuro, sopravvivere con le proprie sole forze è più affidabile. Ma non è completamente pazzo, completamente crudele, completamente fuori dell'umano. Riuscire a creare un personaggio al limite (al limite tra sanità e pazzia, al limite tra sopravvivenza e crudeltà) è stata probabilmente un'impresa, ma ben riuscita e che dovrebbe essere ben ricompensata. Leggete tutti Neve cane piede e ricordate un po' cosa ci rende umani.
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