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Ill.mo Prof. Aramini, probabilmente il suo giudizio e' influenzato dall'aver appena scritto un testo sullo stesso argomento ma correttezza vorrebbe che ci si astenesse da una pubblicita' negativa "per tirare acqua al proprio mulino". Credo che il libro, come qualunque testo sull'argomento, non possa aggiungere nulla di nuovo al dibattito fino all'intervento del legislatore in materia ma sia piuttosto una guida completa sul testamento biologico e su tutti i profili ad esso connessi, comprensibile per un pubblico non addetto ai lavori e con ottimi spunti di riflessione.
Il libro da ragione ai sentimenti e ai desideri di ognuno di noi, alle espressioni più elementari di un diritto naturale che sentiamo intimamente: nessuna autorità può decidere senza tenere conto della volontà del malato. I tempi sono ornai maturi per dare fondamenti giuridici al diritto irrinunciabile di scegliere come morire, come in altri Paesi europei. Ben vengano perciò la costituzione di un Movimento che la “Fondazione Umberto Veronesi” ha promosso per il testamento biologico al quale aderiscono esperti in materia giuridica tra cui Maurizio De Tilla, e l’approvazione della proposta di legge formulata in Parlamento.
Non basta dare il nome di Veronesi per avere una grande guida. Le argomentazioni di De Tilla sono ripetizioni delle tesi più scontate del positivismo giuridico. Si tratta di un'opera che aggiunge poco al dibattito in corso sul testamento biologico.
Recensioni
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Sempre più attuale appare oggi il problema del diritto alla vita, e alla morte. Indipendentemente dalle nostre convinzioni riguardo alla morte e al significato del dolore, il problema resta lo stesso: di fronte alla capacità, che la medicina possiede, di allontanare il termine naturale della vita, chi fissa il limite degli interventi medici sul nostro corpo, quando noi stessi non abbiamo più facoltà di decidere? La scienza, i medici, i familiari? La legge? Le capacità d'intervento della medicina sono cresciute fino a raggiungere la possibilità di mantenere tecnologicamente il paziente in una vita artificiale. Se la morte è il termine naturale della vita umana, di fronte alla nuova possibilità di allontanare questo confine, chi decide dove porre il limite e a quali condizioni farlo? La tecnologia stessa? I medici? Gli autori di questo libro, Umberto Veronesi e Maurizio De Tilla, non hanno dubbi in proposito: nessuna autorità può decidere senza tenere conto della volontà del malato. Ognuno deve avere il diritto di autodeterminarsi e di esprimere cosa vuol fare della propria esistenza nel caso si trovasse in condizioni che lo privino della sua identità e dignità. Ognuno dovrebbe essere libero di scegliere, anche se la sua scelta fosse quella di non esercitare il diritto in alcun modo. Essere liberi di scegliere non significa, però, essere soli a decidere: l'autodeterminazione non solleva il medico dalle sue responsabilità, ma le rende più facili da affrontare con lucidità. Il medico deve trovare il punto di equilibrio tra il desiderio di ostinarsi nelle cure e quello di rinunciare per timore dell'insuccesso. Se si crede nell'autodeterminazione del malato, il medico può anche, molto semplicemente, acquisire la volontà del paziente, dopo averlo informato con onestà assoluta.
Il primo passo verso il riconoscimento legale di questa nuova realtà, sostiene De Tilla, è stata l'introduzione del consenso informato alle cure: nessun medico può somministrare un trattamento a un malato senza prima averlo informato dei risultati previsti, dei rischi connessi e degli effetti collaterali legati alla cura stessa. è un diritto per il malato e un obbligo per il medico. Gli autori ritengono che una conseguenza logica del consenso informato debbano essere le "direttive anticipate" o testamento biologico: determinazioni individuali che regolano i casi in cui, qualora non fosse in grado d'intendere e di volere, e quindi non potesse esprimere un valido consenso, il paziente voglia comunque definire i termini dell'intervento medico in maniera conforma alle proprie convinzioni, credenze e desideri. A questo scopo la Fondazione Umberto Veronesi ha promosso la costituzione di un Movimento per il testamento biologico al quale aderiscono esperti in materia giuridica e medica che hanno lavorato alla presentazione di una proposta di legge.
Attraverso analisi puntuali e interventi fondamentali sul rapporto medico-paziente, il volume offre notevoli spunti di riflessione; raccoglie elementi di conoscenza e dibattito e offre un quadro completo e trasversale su questioni di ordine medico, etico e religioso.
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