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«L'atroce mio dramma si complicò: con la scoperta dei centomila Moscarda ch'io ero.»
Guardandosi come ogni mattina allo specchio, Vitangelo Moscarda, detto Gengè, nota un particolare di cui non si è mai accorto: il maso pende verso destra. Improvvisamente si sente sdoppiato in un altro se stesso, conosciuto solo dallo sguardo altrui. Le cose poi si complicano: Moscarda non è più alle prese con un solo estraneo, bensì con centomila estranei che convivono in lui, secondo la realtà che gli altri gli danno. Nello sfuggire alle proprie centomila realtà, Gengè si troverà a rinnegare perfino se stesso. Con Uno, nessuno e centomila, il suo ultimo romanzo (1925), Pirandello porta all'estremo il processo di scomposizione del personaggio caratteristico della sua narrativa.
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