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Anno edizione: 2017
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Si legge come fosse un’inchiesta l’ultimo libro di Nicoletta Vallorani che affronta questo viaggio attorno a Joseph Conrad, o meglio attorno al suo personaggio più enigmatico, Kurtz, con il piglio di chi sta costruendo un percorso che sente vitale, ma?che ancora non è chiaro dove porterà. (....)
Per Vallorani Conrad, (...) serve soprattutto per comprendere la contemporaneità. (...).
La riflessione di Vallorani ruota attorno all’assunto consolidato che Kurtz non sia un personaggio bensì qualcosa che di per sé non esiste, che non ha sostanza, ma che assume consistenza nel meta-racconto altrui e germina, dunque, nelle infinite interpretazioni che ciascuna storia su di lui suggerisce. Appunto, un Kurtz che non c’è se non nel rapporto (ambiguo) con l’altro, ma che proprio perché esiste il racconto che lo ha come oggetto diventa una figura di cui dobbiamo servirci per misurarci con l’enigma, al di là del risultato che, intuiamo già, non otterremo. Scrivere di Kurtz significa discutere di confini, che diventano oggi non solo entità astratte, ma diritti di inclusione e/o pretese di espulsione.
Cuore di tenebra è la dimostrazione che, come ha compreso la critica postcoloniale le humanities arrivano in anticipo sui grandi nodi che le scienze sociali poi studiano e provano a sciogliere, o per lo meno a sistematizzare. (...) Davanti a Kurtz ci si può solo arrendere al dubbio e all’ambiguità, segni della condanna del processo imperialista occidentale da parte di Conrad. Kurtz è, così, inquadrato come un profilo utile per dare sostanza al rapporto tra colonizzato e colonizzatore e non è un caso, dunque, che torni in maniera esplicita o in forme solo alluse in una varietà di opere che costellano tutto il Novecento fino ad arrivare a oggi.? (...). Ma il tratto più conradiano della nostra contemporaneità di europei rimane prevedibilmente l’orrore dei naufragi ripetuti, tutti analoghi ma anche tutti eccezionali; un orrore che, nonostante il campanello d’allarme lanciato più di un secolo fa dall’autore polacco, non ha davvero più bisogno della mediazione di Kurtz per risuonare alla maniera di sinistro controcanto, come faceva nella stanza dell’algida promessa sposa di Kurtz contro la menzogna di Marlow, sulle parole dell’occidente oggi.
Recensione di Mariapaola Guarducci
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