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Anno edizione: 2017
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Elio Pecora dedica questo delicato epicedio alla figura della madre,morta centenaria dopo lunga e invalidante malattia. E il contrasto tra gli ultimi anni,sofferti e in ombra,nonostante il traguardo raggiunto,e la vita piena ormai trascorsa, risalta prepotente già nei versi d'apertura: "Che n'è di quella di un tempo?/Dov'è mai stata? ma quando?" Non esistono più piedi leggeri, capelli vaporosi,le mille attività in casa e nell'orto, i discorsi con le amiche e i parenti che invadono l'abitazione .Gli ultimi anni sono segnati da "l'arco dei denti nel bicchiere,/ecchimosi sugli avambracci,/livido il cranio,le dita/palpano il fazzoletto,le pupille velate.." E poi ancora la casa vuota, ricordi annebbiati e confusi,fotografie ingiallite,la badante moldava... Allora al figlio poeta non resta che cantare,con strazio e malinconia,la "minima storia" di sua madre,che faceva Elena di nome,nata ultima e indesiderata dopo tredici fratelli e sorelle: ma subito vezzeggiata e amata più degli altri.Il suo paese campano,nel primo novecento,era tormentato da dissesti geologici,incuria e povertà.La storia ufficiale veniva subita con rassegnazione,e maledetta:guerre,emigrazioni,fascismo...Ma la bambina Elena cresceva slanciata e dolce,suonava il piano,cantava in chiesa:fino a raggiungere l' età da marito,quindi il matrimonio con uno sposo sempre lontano,e la nascita di due figli maschi. Il primo, il poeta che racconta: "A quel bimbo la madre/si mostrò uguale e compagna/nell'aspro amato viaggio/che non s'è ancora compiuto". Gli anni recenti sono i più penosi, con la madre "curva,rimpicciolita",chiusa nell'egoismo senza parole dei suoi pochi gesti,e il poeta intristito,quasi rancoroso.Un rapporto intenso e sofferto,tra i due, se lui ancora si interroga e conclude il poemetto con un grido:"Si sono traditi entrambi,/il figlio e la madre." L'elegante edizione del volume è corredata da un'approfondita e partecipe nota critica di Gabriella Fantato.
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