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«Se i grandi cambiamenti si riconoscono dalle parole, allora l'imperativo è quello di creare un nuovo lessico per nominare questo presente globale, eppure così frantumato, estraneo, eppure così invadente» – Ivano Dionigi
La parola che da arma difensiva e offensiva si riduce a "merce" (Del Giudice); la parola che si piega a strumento di "prevaricazione", come dimostrano gli eccessi tragici degli ultimi tempi (Eco); la parola dell'uomo che si contrappone a quella di Dio e si fa "diabolica", divenendo veicolo di odio e di divisione (Ravasi). Tre autori contemporanei dialogano con i testi di Gerusalemme, Atene e Roma, riuniti qui in un'antologia che ripercorre alcuni momenti esemplari della riflessione antica sulla parola e sul rapporto con il potere, dalla Genesi alle Nuvole di Aristofane alle Confessioni di Sant'Agostino. Oggi, nel tempo del rinnovato "impero della retorica", la tragedia è che i padroni del linguaggio mandino in esilio i cittadini della parola. In questa prospettiva la filologia, l'"amore per la parola", trascende il significato di disciplina specialistica e si eleva a impegno morale e civile di ogni uomo.
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