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Dettagli

2022
12 aprile 2022
216 p., Rilegato
9788806225049

Descrizione

La natura del duce esplora le ecologie politiche fasciste, ovvero le pratiche e le narrative attraverso cui il regime ha costruito ecologie, tanto immaginarie quanto materiali, funzionali al suo progetto politico. Il libro non insegue dunque il fantasma di un Mussolini verde, magari contando quanti parchi nazionali siano stati creati durante il regime o quanti alberi piantumati. Diversamente da quanto affermato dalla storiografia internazionale, gli autori non credono che il fascismo si sia disinteressato della natura; piuttosto ne ha fatto un uso attento, tuttavia lontano da idee di cura e conservazione dell'ambiente. Il libro muove da un'analisi della figura di Mussolini e del suo rapporto con la natura per spaziare su alcuni aspetti cruciali della trasformazione fascista dell'ambiente. Dalla bonifica alla battaglia del grano, dall'autarchia alle politiche di tutela, dalle ecologie coloniali fasciste all'eredità del regime nel paesaggio contemporaneo, La natura del duce guida chi legge in un viaggio nel tempo e nello spazio, rivelando come sia possibile interrogare passaggi e paesaggi della nostra storia attraverso nuove domande e chiavi di lettura. Gli autori di questo libro non considerano l'ambientalismo una categoria metastorica, sempre uguale nel tempo, come se esistesse da qualche parte il decalogo immutabile del bravo ecologista, in base al quale misurare quanto verde sia stato un dato regime o personaggio storico. Non essendo interessati a dare o ritirare patenti di ecologismo, hanno preferito lavorare sulle ecologie politiche del fascismo, ovvero sulle pratiche e le narrative attraverso cui il regime ha costruito delle nature, tanto immaginarie quanto materiali, funzionali al suo progetto politico. Ecologico non implica un approccio ecologista e non coincide con una "buona" gestione dell'ambiente. Agli autori non interessa capire quanti ettari di territorio fossero riservati a parco o quanti alberi siano stati piantati durante il ventennio. Piuttosto, il libro vuole indagare come il regime abbia prodotto delle formazioni socioecologiche, ovvero degli ecosistemi fatti di narrative e piante, di memorie e orsi, di leoni addomesticati e popolazioni selvagge da assoggettare. Gli autori non credono che il fascismo si disinteressasse della natura; ma l'alternativa al disinteresse non è, come qualcuno sembra intendere, una cura attenta della natura. Questo libro non riduce la storia ambientale del fascismo alla sola storia della tutela della natura durante il regime. È piuttosto una storia dell'ecologia politica fascista che ci ricorda, una volta di piú, che l'ambiente e la società, la natura e la politica sono sempre intrecciate. Anche quando non ce ne accorgiamo.

Valutazioni e recensioni

1/5
Recensioni: 4/5
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Recensioni: 5/5

Un libro vuoto e povero, scritto con un intento preciso (tra l’altro ben evidente dalla dedica) e che fallisce proprio nello scopo di fornire una panoramica sullo sfruttamento ambientale e sulla preservazione della natura durante il ventennio fascista. Un saggio incompleto, confessato nella prefazione dagli stessi autori con la giustificazione delle restrizioni dovute alla pandemia (che prima o poi sarebbe terminata). C’è da chiedersi perché non attendere qualche mese prima di pubblicarlo, così da evitare eventuali lacune. Un testo ripetitivo, inoltre, che fin troppo spesso ribadisce concetti già espressi, con frequenti perifrasi che non ne rendono così scorrevole la lettura. Forse uno dei più evidenti e macroscopici errori del saggio sta in ciò che uno storico non dovrebbe mai fare: lasciarsi andare a personali giudizi ideologici. Viene così a mancare quel distacco di cui uno storico dovrebbe armarsi per offrire ai lettori un quadro realistico, scevro di ogni commento personale che ne intaccherebbe la validità. Dalla natura gli autori passano, nella parte finale del loro brevissimo lavoro, ai monumenti concepiti ed eretti durante il fascismo, che nulla hanno a che fare con la “storia ambientale del fascismo”.