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Un diario di viaggio in cui scrittura e fotografia si completano, offrendo al lettore l'idea di un mondo forse non più esotico, tuttavia lontano dal nostro.
«Una dichiarazione di poetica che si promette di evitare i cliché, il troppo facile, lo strettamente personale e tutti i facili trabocchetti del racconto di viaggio e che fa da preludio a una straordinaria esperienza a ritroso nel tempo» - Oggiviaggi.it
«Un libro bello e profondo che ci porta alla scoperta di un paese e di un confine» - Panorama
«Alla fine l'oggetto reale di un libro come questo è sì il viaggio, l'Etiopia, ma soprattutto il prendere coscienza del proprio sguardo occidentale, delle sue risorse e dei suoi limiti.» - La Repubblica
Nei primi mesi del 2012 Latronico e Linke arrivano a Gibuti con l'idea di raggiungere Addis Abeba utilizzando la ferrovia che costruirono gli ingegneri italiani tra i quali un romanzesco antenato dello scrittore. Latronico, cresciuto ascoltando i racconti familiari, ha intenzione di ripercorre le tracce dell'Etiopia fascista e di Hailé Selassié; Linke invece vorrebbe interpretare una terra dai confini indefiniti, illuminata da una luce assoluta, difficile da racchiudere in uno scatto. Come accade nelle migliori avventure di viaggio, una volta scoperto di non poter utilizzare la ferrovia, i due troveranno altre cose: la casa di Rimbaud ad Harar, imprese cinesi che costruiscono imponenti autostrade, una linea aerea privata in mano a una misteriosa signora che esporta il chad, l'oppiaceo diffuso nel Corno d'Africa. E poi c'è l'impatto con una popolazione sospesa tra il vitalissimo caos di Addis Abeba e il silenzio degli altipiani dove la natura sovrasta l'uomo.L'articolo è stato aggiunto al carrello
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