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recensione di Pozzan, M.T., L'Indice 1988, n. 7
L'autrice, psicoterapeuta infantile con esperienza ventennale nel campo del mutismo e della psicosi infantile, propone un confronto tra le due malattie e una loro teorizzazione in termini di diagnosi, psicopatologia, prognosi, modalità di presa in carico terapeutica; l'esposizione teorica è supportata dalla presentazione di materiale tratto da casi seguiti personalmente o in supervisione.
Viene adoperata come riferimento teorico, la concezione dello sviluppo infantile di Mahler che riconosce, all'inizio della vita, una primissima fase di autismo fisiologico e poi di simbiosi con la madre, a cui segue un lungo processo di "separazione-individuazione" che conduce ad una sempre maggiore differenziazione e autonomia.
Secondo l'autrice il mutismo elettivo è una "psicosi monosintomatica" ed ha in comune con l'autismo e la psicosi infantile una patologia familiare. Vi è nei genitori dei ragazzi malati una struttura della personalità di tipo borderline, che contiene al suo interno uno o più nuclei psicotici, avvolta da un Falso Sé rigido che dà loro un'apparenza di normalità.
Nelle psicosi infantili il rapporto col figlio è mediato attraverso il Falso Sé; questo fa sì che la comunicazione sia confusa, perché al messaggio verbale non corrisponde un uguale messaggio emotivo, il tono di voce trasmette al bambino la terribile esperienza emotiva da cui i genitori stessi si sono "salvati" fuggendo nel Falso Sé. È l'esperienza del Nulla, non l'assenza di oggetto che rimanda ad una sua precedente presenza, ma un vuoto freddo e morto. I pazienti con Falso Sé proiettano questa sensazione di vuoto, di noia mortale nei loro terapeuti che la descrivono come un'irresistibile torpore che li accompagna per tutta la seduta e cessa con l'uscita del paziente dalla stanza. Secondo l'autrice è soprattutto per sfuggire a questa comunicazione insopportabile che i bambini si tappano le orecchie, allo stesso modo non usano il linguaggio perché lo considerano pericoloso e inaffidabile.
I genitori dei bambini che svilupperanno un mutismo elettivo si mettono in rapporto con essi attraverso nuclei psicotici scissi, vere e proprie personalità secondarie che possono derivare da un'antica identificazione con l'aggressore e assumere i tratti della "grande Madre Divorante" che corrisponde alla loro precoce esperienza emotiva di una madre inglobante e distruttiva. Il linguaggio, pur veicolando contenuti terrificanti, può essere appreso, ma non può essere utilizzato liberamente: la rinuncia all'uso del linguaggio è il prezzo pagato da bambini per sopravvivere, l'obiettivo esplicito della "grande Madre" è infatti la morte del figlio e il ritorno allo stato fusionale precedente alla nascita.
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