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Ricolfi individua con precisione chi sono i deboli oggi, e ricostruisce il lungo processo che ha portato la destra e la sinistra a scambiarsi le rispettive basi sociali, determinando una vera e propria mutazione del sistema politico.
Le idee non stanno ferme. Le grandi idee, i grandi principi, le visioni del mondo hanno sempre delle radici, come le piante. Ma, diversamente dalle piante, raramente restano dove sono nate. Le idee si muovono, cambiano habitat, come uccelli di passo. È quel che è successo a tre grandi ideali della sinistra: difesa dei deboli, libertà di pensiero, cultura come via privilegiata verso l’eguaglianza. Oggi queste idee, che hanno fatto la storia della sinistra, non abitano più lì. Alcune vagano senza meta, altre si sono posate sulla destra. A vagare senza meta è soprattutto l’idea gramsciana della cultura alta come strumento di emancipazione dei ceti popolari, un’idea ancora viva ai tempi di Togliatti, ma completamente sopraffatta da mezzo secolo di riforme dell’istruzione, che – abbassando la qualità degli studi – hanno finito per bloccare l’ascensore sociale. A posarsi sulla destra, invece, sono state la difesa della libertà di pensiero, contro l’adesione acritica della sinistra al politicamente corretto, e la difesa dei deboli, contro l’incapacità di ascoltare la domanda di protezione dei ceti popolari. Attraverso un nuovo modello interpretativo, la dottrina delle tre società, Ricolfi individua con precisione chi sono i deboli oggi, e ricostruisce il lungo processo che ha portato la destra e la sinistra a scambiarsi le rispettive basi sociali, determinando una vera e propria mutazione del sistema politico. E azzarda l’ipotesi che sia un’eccessiva celebrazione del progresso ad accecare i progressisti, incapaci di vederne anche i lati oscuri, le falle che alimentano una nuova disperazione sociale, di cui sarebbe bene invece intercettare il grido.
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Un saggio molto interessante, lucido, super partes, concreto e da non perdere. Ecco alcuni dei punti fondamentali esaminati. La sinistra ‘ufficiale’ ha perduto la sua originaria identità ( partito del popolo e vicino ai bisogni dei lavoratori) per convertirsi totalmente al ‘politically correct ‘ (esteso a tutti i gli aspetti sociali, dal linguaggio, alla letteratura, al cinema, alla TV) dei radical , radicandosi nella difesa dei diritti civili e delle minoranze ( immigrati, gay, LGBT, ambientalisti…) La destra ha fatto suoi i temi lasciati dalla sinistra e si è fatta paladina della difesa delle radici, delle tradizioni e della cauta apertura nei confronti del ‘diverso’, avvicinandosi così alle esigenze e al sentiment della classi popolari , che richiedono sicurezza nei confronti della criminalità, immigrazione contenuta e controllata, meno tasse. La censura, negli anni ’60 e ’70 appannaggio della destra, è ora prerogativa della sinistra e investe tutto ciò che in qualche modo è diverso e contrasta il mainstream e il politically correct La attuale didattica con la scuola dell’obbligo risente di un preoccupante livellamento verso il basso che non aiuta certo ad eliminare le diseguaglianze sociali e l’ emancipazione attraverso la cultura, anzi le può addirittura aumentare : chi è più ricco avrà sempre la possibilità di emergere, anche se poco meritevole e limitato Infine, nel progresso nel campo sociale e dei diritti civili la destra appare più prudente della sinistra, sposando il motto di Walter Benjamin : “ Il progresso non è accelerare la locomotiva in corsa, ma sapere quando tirare il freno”.
Dopo la società signorile di massa, libro con cui ho scoperto Luca Ricolfi, un altro saggio che riesce ad appassionare dalla prima all’ultima parola e che traccia una splendida visione dei mutamenti che hanno portato al declino della sinistra progressista e radical chic nel mondo occidentale. Incontra totalmente il mio pensiero e in questo libro trovo esplicitate in modo lucido e razionale le mie perplessità e la mia disaffezione verso il politicamente corretto e l’eccesso ormai insopportabile di attenzione verso alcune minoranze a scapito dei ceti meno protetti. Da leggere e rileggere
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