Franz Schmidt (1874-1939): Quintetto in la maggiore per pianoforte mano sinistra, clarinetto e trio d’archi
Il Quintetto in la maggiore per pianoforte mano sinistra, clarinetto e trio d’archi fu al tempo stesso l’ultima grande opera portata a termine da Franz Schmidt prima della sua morte e l’ultimo dei tre quintetti scritti per Paul von Wittgenstein, pianista di grande talento e fratello del celebre filosofo, che aveva perso il braccio destro durante i combattimenti della prima guerra mondiale, ma che nonostante questo non aveva mai preso in considerazione la possibilità di ritirarsi dalle sale da concerto per via della sua menomazione. Pochi anni prima Schmidt aveva scritto per Wittgenstein il Quintetto in si bemolle maggiore, un’opera di dimensioni sensibilmente più ridotte per lo stesso organico. Il Quintetto in la maggiore dura quasi un’ora e consente di comprendere molto bene quale concezione Schmidt avesse del pianoforte, al quale chiedeva una estrema trasparenza non ritenendolo un surrogato dell’orchestra, come dimostra il fatto che in questo ensemble cameristico lo utilizza con straordinaria delicatezza. Il secondo movimento è un ampio solo di pianoforte dai toni meravigliosamente poetici. Dal momento che Wittgenstein temeva che questo movimento non si sarebbe rivelato adatto a un concerto cameristico, Schmidt compose un altro movimento lento, per un totale di cinque, tutti presentati in questo disco. Nel Finale Schmidt inserisce una serie di variazioni su un tema di Josef Labor, che molti anni prima era stato insegnante di Wittgenstein. In questo movimento Schmidt fa ricorso a tutte le risorse del suo talento con una leggerezza dal sapore inconfondibilmente mozartiano, con uno spunto “all’ungherese” autentico al cento per cento, visto e considerato che Schmidt era nato in Ungheria e che per tutta la durata della sua vita si considerò magiaro a tutti gli effetti.
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