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Anno edizione: 2022
Anno edizione: 2022
Libro presentato da Gian Arturo Ferrari nell’ambito dei titoli proposti dagli Amici della domenica al Premio Strega 2023
«Improvvisamente un cigolio sordo fendette l'aria. Si sporse ancora più in avanti nel buio. Appena un millesimo di secondo per avvertire una pressione infinita. Poi più niente. E precipitò nel nulla. O forse nel tutto.»
Il protagonista, il colpevole di questo giallo efferato e cupo, è indicibile. Non puoi dargli un nome e non puoi svelarlo. Ma quando uno storico della scienza come Paolo Mazzarello decide di scrivere un romanzo, e un romanzo di delitti e di misteri, ha una sola strada possibile: mettere nel libro tutto quello che un lettore non si aspetterebbe, ovvero filosofia e logica. Ma non solo, l'autore racconta una storia di omicidi, compiuti da qualcuno, che sembrano obbedire a una logica, a un disegno, come nella migliore tradizione giallistica, che seguono un filo, unico appiglio per degli investigatori sgomenti e turbati. Peccato che questo filo sia governato dal caos, dall'imponderabile, da una mente superiore che si ha persino paura di scoprire, perché il fatto stesso che possa esistere cambia il nostro modo di guardare il mondo, e mette in profonda crisi la nostra idea positiva della scienza e della tecnologia. È una terra di nessuno quella in cui si muovono i personaggi di questo libro, che comincia con un delitto in un mulino negli Stati Uniti e con un rapimento, e continua a crescere come fosse una foresta, un bosco narrativo che non ha disegnato nessuno, dove non ci sono sentieri. Mazzarello ci porta in un mondo diverso da quello frequentato dai giallisti tradizionali. Non si tratta soltanto di commissari e di pazzi maniaci che mandano mail misteriose, non si tratta di capire cosa accade ma soprattutto perché accade. E in quel perché c'è una vera e propria teologia, c'è il male e il caso, l'orrore e l'indifferenza. Con grande abilità l'autore del Mulino di Leibniz ci conduce dove nessuno di noi saprebbe arrivare con le proprie forze. E conferma la vecchia ipotesi di Borges: l'unico giallo che si deve ancora scrivere è quello dove l'assassino è il lettore.
Proposto da Gian Arturo Ferrari al Premio Strega 2023 con la seguente motivazione: «Il mulino di Leibniz è una singolare commistione tra un romanzo giallo – inizia con un misterioso delitto –, un’immersione nella scienza contemporanea e nella storia della filosofia, una stupefacente riflessione sulla natura della cosiddetta rete che qui acquista una propria, e nefasta, personalità. Un’opera singolarissima e per questo meritevole di partecipare alla gara dello Strega.»
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Si tratta di un thriller. Le parti migliori sono la scena iniziale, e la fine adrenalinica del libro (a partire dalla conclusione della seconda parte, con la cattura dell'uomo dei serpenti). In mezzo c'è la parte a mio avviso più debole (soprattutto, con relazioni tra personaggi non sufficientemente "preparate", prese "di salto", con dialoghi a volte poco credibili). Per il resto, un buon libro di narrativa per essere una prima prova dell'autore, si legge in fretta e con piacere. Le idee filosofico-scientifiche alla base della trama sono molto interessanti, con la congettura finale che ricorda universi cyberpunk. Disclaimer importante: il libro non parla di Leibniz, se non marginalmente; in questo folle paese dalla cultura filosofica polarizzata qualcuno potrebbe risentirsi per il peso attribuito alle neuroscienze rispetto alla storia della filosofia nell'intreccio del romanzo – a me è invece piaciuto immergermi in prospettive inusuali rispetto alla mia formazione filosofica.
Concordo con quanto espresso dall'utente che mi precede. Il romanzo cede presto sotto il peso delle sue stesse premesse, svelandosi come un racconto dalle dinamiche lente, poco interessanti e assolutamente scevre di quel mordente che dovrebbe essere invece componente indispensabile di un buon giallo. Deludente.
E' veramente difficile imbattersi in un giallo che riesca a mantenere le alte aspettative generate da un ottimo inizio. E "Il mulino di Leibnitz" non fa eccezione: l'impatto introduttivo è fulminante e cattura immediatamente l'attenzione del lettore anche se gli argomenti trattati possono riuscire poco congeniali. Si ha l'impressione che l'autore venga però messo in qualche modo alle strette proprio dai temi scientificamente all'avanguardia che ha scelto di trattare tanto che, nel finale, il romanzo sfocia in una sorta di fantascienza "imminente", unica soluzione possibile per un troppo ambizioso intreccio. Non si può fare a meno di rimanere delusi da una tale, frettolosa semplificazione dopo aver subito il fascino di una trama audace e originale.
Recensioni
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