2 tomi in bross., cm 24x17, pp XX-1342. « Mulieres in Ecclesia » è, come recita il sottotitolo, una zumata su esperienze di vita religiosa di donne vissute tra basso Medioevo ed età moderna, alcune delle quali sono approdate allo stadio monastico (sanctimoniales); mentre altre sono rimaste nello stato intermedio di semireligiose (religiosae mulieres: né monache, né laiche e le loro sono le storie più intricate, ma anche le più intriganti. Storie di donne, dell'Italia centrale, che hanno vissuto una vita di pietà, alcune nella loro 'cella', assistite da una 'socia'; altre al seguito di persone carismatiche -alcune delle quali salite all'onore degli altari, con i titoli di santa o di beata-, dando vita, in un prosieguo di tempo, a monasteri dove si conduceva una vita regolare, cioè secondo una delle regole approvate dalla Chiesa per la vita comunitaria, grazie anche all'intervento dei rispettivi ordinari diocesani. Alcune comunità rifiutarono però la monacazione, restando bizzocaggi, dove ugualmente si viveva alla maniera delle monache, senza però esserlo, per cui i relativi voti di obbedienza e castità, spesso congiunti a quello di povertà assoluta, non avevano valore giuridico; da qui l'espressione "vita regolare senza regola". Un mondo religioso variegato e capillarmente diffuso, dove personalità come Chiara d'Assisi, Angela da Foligno, Chiara da Montefalco, Margherita da Cortona, Chiara Agolanti da Rimini, Sperandio di Cingoli, Francesca Romana e Angelina da Foligno, tanto per citare alcune delle protagoniste, sono come punte di iceberg di un vasto movimento religioso su cui, in Italia, si è cominciato a prestare attenzione da una quarantina di anni in qua. Detto stile di vita -che in Italia centrale, sin dagli inizi del secolo XIII, teste Giacomo da Vitry, veniva chiamato bizzocale-, fu inibito dalla Chiesa perché rischioso, sia dal punto di vista religioso, sia da quello sociale: i singoli membri sfuggivano infatti al controllo dell'autorità religiosa; la comunità, non avendo personalità giuridica, non poteva, da parte sua, ereditare, né compiere operazioni economiche. Da qui l'obbligo di seguire una delle regole approvate (Lateranense IV, Costituzione 13) e la rigida clausura (Costituzione 'Periculoso'); e tuttavia, grazie alle protezioni delle Basiliche romane maggiori, questi monasteri 'aperti', cioè senza clausura rigida, conobbero una notevole fioritura fra Tre e Quattrocento, lasciando pure importanti tracce nelle arti e nelle lettere. I due volumi sono una raccolta di studi, con alcuni inediti, ma in maggioranza resi noti in occasione di convegni di studi, a partire dal 1996: una prosecuzione, dunque, di Storie di bizzoche tra Umbria e Marche, edito nel 1995, con prefazione di Romana Guarnieri († 23.12.2004), alla cui memoria questa nuova raccolta è dedicata sia perché molti degli argomenti trattati sono stati discussi con lei, sia anche perché sua era stata l'idea che l'esperienza di queste donne semi-religiose affondasse le radici in un fenomeno diffuso in tutta Europa, avendo fatto da staffetta le 'religiosae mulieres' del Brabante, e proseguito fino a tutta l'età moderna. Il lavoro si propone di analizzare le variegate esperienze di 'religiosae mulieres' vissute nell'Italia centrale, in particolare Umbria e Marche: dalle eremite dei boschi, o delle grotte alle eremite della città: i loro difficili inizi; la loro vita di stretta penitenza e gli slanci mistici di alcune che hanno raggiunto le vette della santità, si pensi ad Angela da Foligno o a Margherita da Cortona e Chiara da Montefalco; i loro rapporti, spesso problematici, con l'ordinario diocesano, con i confessori ordinari, con le autorità civili; il significato della testimonianza religiosa data alla società del tempo da queste donne appartenute a tutte le categorie sociali e con una forte carica di protagonismo. Trattandosi di un fenomeno europeo, dove però giocarono elementi peculiari delle singole culture, da qui la necessità di avere un vasto campione -con religiosae mulieres dislocate nelle città, nei loro suburbi, in centri minori ed in zone più isolate- onde sottolineare analogie e peculiarità delle varie esperienze, cercando di spiegare, da una parte, la rilevanza socio-religiosa di questo fenomeno, dall'altra il perché del successo dei terzi ordini regolari -collegati ad Ordini maschili paralleli, quali francescani, agostiniani, domenicani, servi di Maria- e in tono minore di oblate di istituzioni monastiche. Né mancano analogie con il mondo semireligioso maschile, fenomeno ugualmente presente nell'Italia centrale e non meno problematico rispetto a quello femminile. Storie dunque di recluse, di terziarie, di oblate, ma anche di monache clarisse -uno degli sbocchi privilegiati del movimento religioso femminile del secolo XIII- e di eremiti, pazientemente ricostruite con tessere d'archivio: in prevalenza archivi civili, in particolare Fondi notarili e Corporazioni religiose soppresse; mentre sono decisamente rari gli archivi di 'monasteri aperti' di età medievale ancora conservati in loco. L'inchiesta archivistica, abituale punto di partenza dell'indagine, spesso è supportata da inchieste sul campo, onde descrivere i luoghi della memoria e soprattutto analizzare le non poche testimonianze artistiche e letterarie lasciate da queste donne appartenute al movimento religioso femminile 'irregolare', un patrimonio culturale di tutto rispetto, prodotto da quel mondo che è altro dagli ordini tradizionali benedettini o mendicanti, un universo semi-religioso non circoscrivibile entro precisi ambiti istituzionali che ora permette nuove acquisizioni sul protagonismo della donna nel Medioevo.
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