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Recensioni Il movimento dei sogni

Il movimento dei sogni di Eleonora Calesini, Debora Grossi
Recensioni: 5/5

Un romanzo autobiografico che, a dieci anni dal terribile terremoto che ha sconvolto il capoluogo abruzzese, ci riporta indietro nel tempo con una scrittura lucida e delicata, un’elaborazione del lutto vitale, fresca, che racconta come si possa tornare alla luce dopo aver visto il nero tutto intorno.

6 aprile 2009, notte fonda, una fortissima scossa di terremoto distrugge L’Aquila. Il panorama è scheletrico. Dopo quarantadue ore di ricerche indefesse dei Vigili del fuoco, una ragazza viene estratta viva dalle macerie. Lei si chiama Eleonora e questa è la sua storia. Giovane e appassionata studentessa dell’Accademia dell’Immagine, Elly si è trasferita all’Aquila per inseguire i suoi sogni. Nonostante lo sciame sismico sia ormai iniziato da diversi mesi, combatte la paura insieme alle sue coinquiline: Chasmine, Enza, Martina. La vita nel piccolo appartamento condiviso scorre allegra tra studio, cene tra amici, confidenze, pulizie, visione di film. Elly è forte e, nonostante la sordità da cui è affetta fin da bambina, combatte la paura inseguendo i suoi sogni: lavorare nel cinema, dedicarsi agli effetti speciali. È il movimento dei sogni a trascinarla, a spingerla a lottare. E così quella notte di orrore, la notte prima di un esame, va a letto col suo pigiama azzurro. Elly è ovattata nel suo silenzio mentre il rumore della morte, un rumore calmo, si avvicina. Sono le 3 e 32 e il boato, il crollo, interrompono il movimento dei sogni. Come Alice cade nella tana del Bianconiglio così la dormiente cade in un’assurda voragine. Ma questa non è una fiaba. Elly si sente sprofondare, precipitare, le cadono addosso calcinacci, muri, travi, oggetti, mentre continua a scivolare nel buio. Il letto non c’è più, la casa si accartoccia sopra di lei. Il buio è orribile. Un romanzo autobiografico che, a dieci anni dal terribile terremoto che ha sconvolto il capoluogo abruzzese, ci riporta indietro nel tempo con una scrittura lucida e delicata, un’elaborazione del lutto vitale, fresca, che racconta come si possa tornare alla luce dopo aver visto il nero tutto intorno.

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