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Un libro senza infamia ne lode interessante se a qualcuno interessa fare un viaggio in questa terra.....da qualche notizia ma niente di ecclatante
Recensioni
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Attraverso un genere fluttuante tra romanzo, racconto di viaggio, diario, documentario e giallo, con colpi di scena finali, inseguimenti, rivelazioni e ritrovamenti, l'opera premiata con il Jabuti brasiliano racconta di un'interessante peregrinazione attraverso i luoghi dell'alterità per antonomasia, l'Oriente, l'Est, l'Asia, l'inconoscibile Mongolia. Per mezzo di tre narrazioni sovrapposte, e abilmente rese dalla triplice impostazione grafica, si rincorrono e rievocano i protagonisti di questa docu-fiction : un diplomatico dell'ambasciata brasiliana in Cina che si confessa nella sua incapacità d'interazione solidale e umana con l'incaricato da lui stesso prescelto per la ricerca di un fotografo scomparso tra gli altipiani mongoli; l'incaricato che non riesce a sottrarsi alla richiesta e che tenta costantemente di entrare in contatto con un popolo astratto, nomade, ancestrale che schiude con difficoltà la sua realtà desolata al vero altro, al vero estraneo che è l'occidentale; il fotografo brasiliano scomparso, quasi assorbito da un paesaggio dagli "alberi inverosimili", da una "terra di contrasti", da un altrove in cui "è impossibile fotografare quello che si vede". Bernardo Carvalho ricrea in questo modo la storia dei rapporti tra diverso e diverso, tra immaginario esotico collettivo e obiezioni al mito del buon selvaggio, tanto che la certezza di una distanza geo-culturale tra Est e Ovest svanisce nella scoperta dell'insofferenza dei lama buddisti per la diversità e nel continuo parallelismo tra dei invocati e cavalos del candomblé, tra Monti Altaj e caatinga del sertão , tra yurte e favelas . Laddove tutto è movimento, passaggio, trasformazione, laddove la realtà non è tradizione e ripetizione, ma trascendenza e ricerca, lì "i luoghi sono le persone".
Daniela Di Pasquale
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