Da quando la globalizzazione ha scompaginato gli assetti del nostro mondo, è aumentata la consapevolezza di vivere in una società complessa. Cosa si intenda, tuttavia, con questa espressione rimane spesso un enigma. Complessità è infatti un termine altamente suggestivo, di cui tanto il senso comune quanto le scienze sociali hanno imparato a servirsi. Da un lato esso sembrerebbe indicare la semplice presa d'atto della situazione caotica e disordinata in cui oggi viviamo, contrassegnata dalla estrema frammentazione sociale. Una sorta di espediente intellettuale per poter dare forma a un sociale che forma non ha. Dall'altro, grazie al consolidamento di un campo di studi e ricerche noto come complexity sciences, la complessità perde i suoi tratti di seducente ma vaga metafora, offrendo alle scienze sociali un insieme di risorse teoriche e metodologiche "chiavi in mano" per uno studio più rigoroso e "scientifico" della società complessa. Tentata da questo approccio la sociologia rischia tuttavia di cadere vittima di nuovi scientismi. È possibile trovare, tra questi due estremi, una via di mezzo? Questa è la domanda alla quale il presente libro tenta di rispondere. E prova a farlo mettendosi sulla scia di un pensiero capace di approcciare la complessità in tutta la sua complessità, per arrivare infine a mostrare come questa, pur concernendo in prima istanza questioni apparentemente distanti dalle persone e dalle loro vite quotidiane, come le profonde trasformazioni della scienza avvenute in suo nome, abbia un cuore decisamente "umano". In ultima analisi, la complessità, adeguatamente intesa, è in grado di offrire una conoscenza e un sapere all'altezza delle più grandi sfide del presente, fornendoci le coordinate per vivere in un mondo aperto, dove le certezze e i confini rassicuranti del passato, a partire da quello che separava natura e società, hanno perso il loro senso.
Leggi di più
Leggi di meno