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scheda di Panero, M., L'Indice 1990, n. 8
Meno di 150 pagine per esporre le posizioni teoriche che giustificano i diversi approcci clinici di psicologi dell'Io, kleiniani, sullivaniani, psicologi del Sé, winnicottiani e lacaniani, sembrano davvero poche. Tuttavia bastano a dare una prima idea (un discorso analogo ma ben più corposo lo si può trovare nello splendido volume di Greenberg e Mitchell, "Le relazioni oggettuali nella teoria psicoanalitica", Il Mulino) del tipo di dibattito in corso negli ultimi anni nel mondo della psicoanalisi e a dar conto di una maggior apertura al confronto tra esponenti di scuole diverse. Il nostro libro è la documentazione di uno dei convegni (tenuto nel 1985) rivolti ad operatori psichiatrici, organizzati dalla American Psychoanalytic Association; nomi illustri espongono i vari modelli teorici (e qualche esemplificazione clinica): tra gli altri J.A. Arlow, H. Segal, E. Levenson, A. Goldberg, A.H. Modell. I temi del libro sono più volte stati ripresi nel dibattito di questi anni, si veda ad esempio il discorso introduttivo tenuto da R.S. Wallerstein, presidente dell'International Psychoanalytic Association, al Congresso dell'Ipa, pubblicato nel 1988, "Una o molte Psicoanalisi?" (in Italia tradotto dalla rivista "Gli Argonanti", n. 43). Alcuni sottolineano che al di là delle teorie generali, metapsicologiche, esiste tra analisti delle diverse scuole un terreno comune dato sostanzialmente dalla teoria della prassi terapeutica, e che è questo che permette di stare sotto lo stesso tetto. Altri sostengono che è invece importante distinguere tra teorie che hanno paradigmi diversi e incompatibili, anche se la confusione nell'uso dei termini tende a mascherare tali incompatibilità. Proprio a questo proposito mi pare molto interessante la "Discussione delle teorie presentate", fatta da J. Sandler al termine di questo libro. Sandler sostiene che ogni analista esperto si costruisce nel preconscio una serie di segmenti teorici, in diretto rapporto con la sua attività clinica, e che questi possono appartenere a modelli teorici diversi e anche tra loro contraddittori, ma "Di fatto, queste strutture parziali rappresentano teorie migliori (cioè più utili e più appropriate) di quelle ufficiali".
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