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Che cosa succede a un umano – magari un illustratore che scrive anche il testo molto parco una-due righe per pagina – che possiede un grazioso animale da compagnia e crede che questo sia un gatto e invece in tutta evidenza è un elefante? Certamente più di un disastro in casa. Soprattutto poi se l'ingombrante animale domestico si comporta anche lui come il piccolo felino che abita nelle nostre case e ci concede le sue fusa. Quando non mangia dorme nella sua cesta sui cuscini sul divano sul tavolo da disegno sul televisore dentro la lavatrice; e quando non dorme mangia preferibilmente crocchette nella ciotola; salvo concedersi qualche minuto di scatenata attività fisica devastante per la casa. Gli riesce difficile fare la cacca nella vaschetta (la verticale cade fuori) ma in compenso è molto pulito e si fa continuamente la doccia. Pur non avendone mai visto uno perché abita in una casa ben tenuta ha una paura matta dei topi che ha visto solo in disegno. L'illustratore e (si fa per dire) padrone dell'animale scrive persino una lettera di garbata messa a punto al direttore del Museo di storia naturale che forte dei suoi pregiudizi pseudoscientifici ha messo in dubbio che quel gatto abbia la proboscide. Però pur leggendo attentamente un libro sui gatti ancora non è riuscito a capire che razza di gatto sia il mio. L'albo di grande formato scritto e disegnato da Bachelet è stato premiato al Salon du livre e de la presse jeunesse di Montreuil ed è una delizia per gli occhi e per l'esprit un susseguirsi di colori situazioni e immagini in movimento in puro stile cinematografico che uniscono inventiva e umorismo surrealtà e allegria fantasia e nonsenso tutto giocato com'è sul paradosso del grande che si crede piccolo e della creatività che vede quel che gli pare e piace. Nessuna morale solo tanto divertimento.
Fernando Rotondo
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