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Anno edizione: 2008
Anno edizione: 2017
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Ottimo lavoro svolto da Benigni in merito alla divulgazione della bellezza (è la parola chiave) della poesia, ed in particolare della presente magnifica opera quale la 'Divina Commedia'. Note, postille, commenti ricercati e complessi, no! La poesia è bellezza, poi viene tutto il resto (questo in risposta all'amico, ma mica tanto, che ha valutato in maniera negativa il lavoro svolto da questo magnifico uomo). La poesia va vissuta, non studiata! Due terzi del libro sono costituiti da terzine dantesche? E sarebbe un difetto? La poesia è un 'fatto intimo', non è necessario che qualche dotto uomo in preda a deliri di onniscienza descriva i versi con delle lunghe e noiose litanie che hanno poco, o nulla, da condividere con la bellezza (bellezza si!) della poesia. Benigni andrebbe portato nelle classi, mentre, viceversa, certi professori nelle piazze (con microfono rigorosamente spento).
L'operazione di mercato di Benigni basata sulla Commedia ha fatto uso di ogni mezzo, anche del prestigio editoriale (che però a mio avviso si va appannando) delle Edizioni Einaudi. "Il mio Dante" mi sembra un bluff, come tutta la messinscena del Tutto Dante, in cui l'istrione toscano è stato spacciato per sommo uomo di cultura, superbo dantista, ineguagliabile divulgatore di conoscenza. Non è difficile dimostrare esattamente il contrario, con un minimo di vera preparazione e la Divina Commedia alla mano. Per quanto riguarda il volume in questione posso dire che chiunque è capace di ripubblicare Dante (ben più di metà libro è occupato dalle terzine dantesche, prima citate, poi interamente riportate, senza note) e la parte restante del libro non è che la trascrizione dei momenti ritenuti migliori degli spettacoli nelle piazze, nei teatri, in tv, corretta da qualcuno che conosce l'Italiano un po' meglio di Benigni. Per quello che concerne la prefazione non mi pare che Umberto Eco si sbilanci più di tanto nell'elogiare l'amico, di cui rileva le letture colte (ma questo lascia perplessi, dati gli svarioni frequenti nelle performance dal vivo) e le lauree a titolo di "onore" (lauree "honoris causae", si legge nelle scritto di Eco invece del corretto "honoris causa"... Chi va con lo zoppo...?). Il giudizio non può che essere, in definitiva, pessimo.
CIAO,ANZI,ARRIVEDERCI,Matilde Perriera,“Ruggero Settimo” di CL-Benigni conquista i lettori,invita a cogliere,nel poema dantesco,“fermenti umani che,ancora oggi,suscitano profondo interesse”(Binni).L’eco del testo conferma soprattutto l’entusiasmo della “serata delle serate”,29/11/2008,con “l’interpretazione” del dramma di Francesca(V Inf).“Boom” di ascolti,10.076.453 telespettatori turbati per i “miseri” cognati uccisi dal mostruoso Gianciotto.Doveroso,però,un confronto attivo.Pietà di Dante per “quei due che insieme vanno”?Comprensione per la relazione illecita?NO!Francesca è un’anima maledetta. Il narratore autodiegetico pensa alla “sua” Beatrice e “cade come corpo morto”,l’autore eterodiegètico censura.Tante le “spie”:la giovane donna rimpiange “la bella persona toltale”,condanna alla “Caina” il consorte offeso,accarezza il “mal perverso”.Opportuno,forse,sottolineare la tracotante ostinazione viva nei 42 versi di Francesca e richiamare l’inno della mansuetudine di Pia(V, Purg).La sposina crudelmente assassinata non mostra rancore,solo molta amarezza, vela la colpa di Nello,che,pur “disposandola con la sua gemma”,ha compiuto tanto male,ha perdonato.Solo 7 versi sulla funesta semplicità della sua odissea.Marmoreo il “Siena mi fè, disfecemi Maremma” (v. 134),che ne immortala la scomparsa nella silenziosa Maremma.La lettura ha pure omesso il dramma di Piccarda Donati (III, Par),rapita dal convento delle Clarisse per sposare Rossellino.Il “ben creato spirito” fa sentire unicamente la sofferenza provata in un tempo remoto,gli stessi persecutori,sacrileghi responsabili,divenuti semplicemente “uomini al mal più ch’a bene usi”.L’interpretazione,a parere della scrivente,si è soffermata alla superficie di un “Amor, ch’a nullo amato amar perdona”,eludendo il percorso verticale e lineare che,con densità pregnante,il poeta trecentesco ha stagliato per i lettori di ogni tempo.Insieme a Benigni,comunque,si potrà dire “ciao,Dante,anzi arrivederci.Domani e sempre una copia della tua opera sarà sempre nella mia biblioteca”.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Un libro scanzonato, leggero e dottissimo per chi ama la poesia e per le folle che dal 1991, dalle università ai teatri alla televisione, hanno cominciato o ricominciato ad amare Dante per come Benigni lo ha narrato.
Il distillato del racconto orale con cui il nostro grande attore comico ha accompagnato tutte le sue letture dantesche.
Che in modo allegro e pieno di vita ci parla di figure retoriche e di accenti, di bellezza e di amore, di religione, di Dio e del peccato. Un libro, infine, che col sorriso sulle labbra ci rende felici di parlare la stessa lingua di Dante Alighieri.
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