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scheda di Concilio, C., L'Indice 1993, n.11
Storie di ordinaria povertà, storie d'Irlanda, si susseguono allegramente in questo volume di racconti. Protagonista è una terra che sembra condizionare i suoi abitanti, che li nutre, li forgia, li anima, li assimila a sé. Emblematico è il racconto "Notte d'amore", il cui titolo ingannevole preannunzia una verità tanto amara da dover esser avvolta nei toni e nelle atmosfere delle fiabe e delle leggende per essere narrata. È la storia di una pazzia che si lamenta "come il mare sulle rocce"; che si alimenta della solitudine di "un posto selvaggio"; che avvampa quando più impetuoso soffia il vento dal mare e che solo l'amore potrebbe placare. Ma... "la roccia solitaria è l'unica moglie che i miei figli avranno" canta un padre o l'Irlanda stessa: l'Irlanda che offre ai suoi figli una vocazione da giocatore d'azzardo e un destino da prete. Meno drammatico, anzi divertito e divertente, è il tono dei primi racconti, in cui l'autore descrive la gelosia di un adolescente per il padre di cui arriva a desiderare la morte pur di riottenere le premure della mamma tutte per sé. Edipo non smette di deridersi neppure quando vede svelata l'assurdità del suo racconto su come nascono i bambini, quali prodotti di una strana macchina, metafora usata dalla madre per dire l'indicibile e che il ragazzino aveva preso per realtà. La realtà è invece quella di casupole isolate in cui l'ospitalità ha il sapore del whisky e il colore della luce diffusa dai camini in cui arde la torba, come nel racconto "La grandezza della legge", in cui un vecchio s'intrattiene con il sergente che dovrebbe arrestarlo; oppure come in "Sradicati", in cui si legge "sono andato in sette case e in ognuna di esse ho bevuto sette volte e per ogni bevuta mi hanno dato sette volte il benvenuto". L'Irlanda è infine anche quella di Cork, una sorta di Dublino del sud, più piccola e "provinciale" ma altrettanto ricca di storie.
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