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Un romanzo da leggere con molta attenzione. Nonostante la grande facilità di scrittura, Riccardo Carnielli riempe di concetti e immagini densissime l'intero romanzo, e ciò richiede uno sforzo da parte del lettore. L'attenzione però rimane sempre alta. Alcune descrizioni sono quasi cinematografiche e in ognuna di esse si può rintracciare il filo del discorso che, alla fine, spiega tutta l'opera. E però la lascia anche in sospeso, verso nuovi sviluppi che l'autore - forse volontariamente - tiene aperti. Un perdurante presente, sulla scia della citazione junghiana iniziale. Un presente come quello che tutti noi rincorriamo, senza sapere se avremo successo. Dopotutto "Charlie realizzava che il sole, ormai al sicuro nel suo tramonto, non si sarebbe mai fatto raggiungere da nessuno".
A mio avviso veramente ben scritto ma talmente noioso da risultarmi impossibile l'intera lettura del libro.
Un uomo, all’apice mondiale della sua professionalità, concepisce la realtà fuori e dentro di se, un complesso origami, frutto sociale di costruzioni di relativismi concettuali, temporali, linguistici ecc, senza più alcun riferimento fisso ma governato solo da leggi nate dove tutto è non-vero e tutto è non-falso. Una serie di autocontraddizioni che raggiunge il parossismo in chiave psicologica, la cui soluzione è quella di ritornare a nascere, spogliandosi d’ogni bagaglio culturale, morale, etico ecc per ricrescere, nel mondo attuale, vestito solo di quei principi minimi, che madre natura da ai suoi figli. Per farlo, deve percepirsi e sperimentarsi in ogni minuziosa parte del corpo e dei sentimenti - movimenti, suoni, parole, sesso, gola, bulimia per tutto rigurgitare in una sorta di aborto=rifiuto – nell’interazione con la realtà, nell’inconsapevole “principio ponte” del relativismo concettuale, giungendo a divorare quella sua parte generatrice della vita e quindi il passato più remoto. Resta solo e fragile nel mondo nuovo che sta percorrendo, e vedendolo dirigersi verso ciò di cui ha voluto spogliarsi, lo fugge. Scappa ancora dal contesto sociale per annullarsi, sconosciuto a se stesso, ermafrodito, soddisfatto di aggiungere all’iperuranio la sua idea perfetta: una matematica senza numeri; un’architettura a somma zero; una geometria concettualmente inesistente.
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