Un dialogo intimo e impietoso con la propria anima, svergognata, apparentemente senza dignità alcuna, ai bordi della strada, a vendere se stessa come merce di scambio. Gambe depilate a secco, la cipria rosa ed il suo morbido piumino, sottoscale dove essere possedute mentre si cerca di virare, di cambiare zona, trovare una luce che diffonda protezione luminosa. L'autrice fa emergere prepotentemente la necessità di avere dei ricordi da portare con sé, di coltivare dei desideri in questo mondo caleidoscopio che tanto toglie e nulla regala. Lo fa in un dialogo a tu per tu con la propria interiorità e con un appello costante alla nonna defunta, di cui resta, a memoria di tutto la cipria profumata, simbolo del gusto di vivere, anche quando l'esistenza mette alla prova e non fa sconti a nessuno. )
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