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La cucina come dono d’amore, mezzo per avvicinarsi al sacro, al divino. Per godere di ciò che la natura affida alla nostra responsabilità di esseri umani, prima di essere… chef.
Simone Salvati è tra i grandi maestri italiani della cucina vegetariana, vegana e ayurvedica. Ma cosa ha spinto un fiorentino, nato nella patria della bistecca, su questa strada? “La mia vita in verde” è un diario di bordo personale e professionale. Per ogni racconto una ricetta. Un percorso profondissimo in cui grande spazio ha avuto la buona letteratura e qualche incontro speciale. Come quello con Marco Ferrini, il fondatore del Centro Studi Bhaktivedanta e direttore dell'Accademia di Scienze Tradizionali dell'India, scoperto in radio. Da adolescente irrequieto Simone si avvicina alla teologia mistica indiana. Da lì, il bisogno di ricerca spirituale che tocca in primis la cucina.
La prima esperienza in questa direzione avviene a 18 anni nel monastero di San Casciano, dove all’epoca si riuniva una comunità Krishna. Nelle cucine di Villa Vrindavana ci si sofferma sugli aspetti sacrali del cibo. Così, il primo viaggio in India, dove assaggia chapati spalmati con burro fuso, piselli e paneer preparati amorevolmente da una donna del luogo. Ma l’India è anche il Paese dove la contraddizione tra cose belle e cose brutte (povertà, malattie, sofferenza) è così forte da ripensare al concetto di felicità.
Al ritorno, la svolta professionale che lo consacra chef d’autore nel ristorante Joia di Pietro Leemann a Milano. In sette mesi diventa capo chef, in un clima di concentrazione, fermezza e ascolto reciproco. Di quel periodo le ricette del pesto di foglie di sedano verde e la maionese al latte di mandorla.
Poi l’approfondimento sulla medicina ayurvedica, cura del corpo e della mente con la preghiera e la meditazione. La ricerca del cibo curativo più adatto alle persone ‘Vata’, ‘Pitta’ e ‘Kapha’, rispettivamente aria, fuoco, terra e acqua. Due i menù ayurvedici proposti, con prevalenza di cibi crudi come insalate amare, le zuppe, i cous cous di verdure, i dolci con farine semintegrali e le tisane al posto del vino. Infine, i menù stagionali: dal grano saraceno risottato primaverile agli involtini di pasta di riso ripieni di fagioli cannellini, mela e tante erbe dell’inverno. Una sbirciata nella vita di un ‘cuoco vegetariano felice’, con ricette che saziano corpo, mente e spirito.
Recensione di Emanuela De Pinto
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