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Il testo, frutto delle più recenti attività di ricerca condotte da un nutrito gruppo di studiosi italiani e stranieri, affronta le questioni legate all’evoluzione strutturale del sistema agricolo-industriale, con una particolare attenzione al Mezzogiorno.La riflessione proposta parte dalla fine degli anni settanta, quando si assiste alla nascita di un nuovo ciclo del processo produttivo agricolo, nel quale assumono una fortissima rilevanza l’interazione tra i sistemi della trasformazione agricolo-industriale e le forniture dei mezzi tecnici per l’agricoltura. Irrompe la rivoluzione tecnologica che coinvolge le produzioni agricolo-industriali, tanto nei sistemi rurali quanto in quelli urbani, e conduce all’odierno consolidamento dell’economia della conoscenza.Si tratta di un’analisi che esamina come il processo innovativo diventi un elemento di stabilità nel modo di produrre in agricoltura e come le strutture produttive si consolidino nelle loro relazioni interne e nei confronti dell’ambiente esterno e del territorio. Questa analisi muove dal cosiddetto fenomeno di disattivazione aziendale che, legato all’esternalizzazione delle funzioni organizzative d’impresa, e alla conseguente internalizzazione di servizi materiali e immateriali, ha permeato la quasi totalità delle strutture produttive e dei territori in cui sono insediate. Tale fenomeno ha, inoltre, accentuato l’omologazione sistemica e territoriale del processo produttivo, rendendo tuttavia più interattivi i legami tra sistema scientifico e tecnologico agricolo-industriale, sistema delle imprese e sistema istituzionale locale.Questo ridefinito quadro dei rapporti di produzione è stato utilizzato per analizzare i più significativi sistemi locali del Mezzogiorno, e della Basilicata in particolare. è emerso, così, un Mezzogiorno fortemente differenziato rispetto a una lettura che vede sempre più intrecciati i problemi legati alle dinamiche socio-economiche con quelli relativi al mantenimento dell’equilibrio tra territorio e produzione. Da qui deriva la tesi qui proposta che, qualora il territorio divenga una variabile endogena del modello di analisi del processo produttivo, vanno distinti lo sviluppo dall’espansione e la marginalizzazione dalla stasi economica. Si tratta di una distinzione poco recepita dalle politiche regionali e di cui potrebbero avvalersi le regioni del Mezzogiorno nel perseguire un’integrazione europea a carattere Mediterraneo.
Il testo, frutto delle più recenti attività di ricerca condotte da un nutrito gruppo di studiosi italiani e stranieri, affronta le questioni legate all'evoluzione strutturale del sistema agricolo-industriale, con una particolare attenzione al Mezzogiorno.La riflessione proposta parte dalla fine degli anni settanta, quando si assiste alla nascita di un nuovo ciclo del processo produttivo agricolo, nel quale assumono una fortissima rilevanza l'interazione tra i sistemi della trasformazione agricolo-industriale e le forniture dei mezzi tecnici per l'agricoltura. Irrompe la rivoluzione tecnologica che coinvolge le produzioni agricolo-industriali, tanto nei sistemi rurali quanto in quelli urbani, e conduce all'odierno consolidamento dell'economia della conoscenza.Si tratta di un'analisi che esamina come il processo innovativo diventi un elemento di stabilità nel modo di produrre in agricoltura e come le strutture produttive si consolidino nelle loro relazioni interne e nei confronti dell'ambiente esterno e del territorio. Questa analisi muove dal cosiddetto fenomeno di disattivazione aziendale che, legato all'esternalizzazione delle funzioni organizzative d'impresa, e alla conseguente internalizzazione di servizi materiali e immateriali, ha permeato la quasi totalità delle strutture produttive e dei territori in cui sono insediate. Tale fenomeno ha, inoltre, accentuato l'omologazione sistemica e territoriale del processo produttivo, rendendo tuttavia più interattivi i legami tra sistema scientifico e tecnologico agricolo-industriale, sistema delle imprese e sistema istituzionale locale.Questo ridefinito quadro dei rapporti di produzione è stato utilizzato per analizzare i più significativi sistemi locali del Mezzogiorno, e della Basilicata in particolare. è emerso, così, un Mezzogiorno fortemente differenziato rispetto a una lettura che vede sempre più intrecciati i problemi legati alle dinamiche socio-economiche con quelli relativi al mantenimento dell'equilibrio tra territorio e produzione. Da qui deriva la tesi qui proposta che, qualora il territorio divenga una variabile endogena del modello di analisi del processo produttivo, vanno distinti lo sviluppo dall'espansione e la marginalizzazione dalla stasi economica. Si tratta di una distinzione poco recepita dalle politiche regionali e di cui potrebbero avvalersi le regioni del Mezzogiorno nel perseguire un'integrazione europea a carattere Mediterraneo.
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