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Anno edizione: 2004
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Devo confessare che ho iniziato a leggere questo libro con un certo qual scetticismo, memore della pessima impressione che mi fece <i>Il teorema del pappagallo</i>. Però mi sono dovuto ricredere: è tutta un'altra cosa. Qui il tema è la creazione, anzi direi quasi l'invenzione, del metro: come cioè nel bel mezzo della Rivoluzione Francese si decise non solo di uniformare tutte le misure, ma di crearne una completamente nuova e legata alla Natura. Guedj racconta appassionatamente la cosa, dai cahiers des doleances che si lamentavano anche perché le misure correnti venivano modificate a piacere dai signorotti alle discussioni su quale sarebbe stata la misura più certa alle misurazioni geodetiche compiute in un momento in cui la Francia repubblicana era in guerra con mezza Europa. La parte più interessante è a mio parere proprio questo interallacciarsi degli avvenimenti della Rivoluzione con quelli trattati nel libro: nomi ben noti dalle lezioni di storia compaiono qui come comparse o protagonisti, ma in ogni caso da un diverso punto di vista. La traduzione è scorrevole.
Recensioni
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Insegnante di storia della scienza a Parigi e romanziere, Guedj consegna con questo libro un saggio di storia, seppure di tono romanzesco, accompagnato da minute delucidazioni tecniche in cui si mette in scena un affascinante capitolo della Rivoluzione francese, che già aveva attirato l'attenzione di Witold Kula (Le misure e gli uomini, 1970), ossia come si giunse all'adozione della "misura di tutte le misure", il metro. Di questo autentico prodigio della mente umana Guedj aveva già trattato nel romanzo Il meridiano, rispetto al quale il più celebre La chioma di Berenice aveva fornito le premesse teoriche raccontando la misura della terra effettuata dal matematico Eratostene di Cirene ai tempi della Alessandria dei Lagidi, eredi di Alessandro Magno, più o meno tre secoli prima di Cristo. Un tema, quello della misura della terra, a cui si collega l'origine del metro, un'origine conflittuale, complessa sul piano sia politico che teorico, che pare discendere dalla congiunzione tra lo spirito matematico dei Lumi e la forza palingenetica della Rivoluzione. Che fu in grado di far valere universalmente un criterio di equità e di semplicità egualizzante. E di far trionfare l'opzione francese e astronomica (il grado di meridiano come base certa e non la lunghezza del pendolo) su altre possibili soluzioni. Dalle prime richieste di uniformare i pesi e le misure avanzate nei cahiers de doléances del 1788 sino ai lavori delle commissioni incaricate dalla Convenzione di presentare le soluzioni possibili, Guedj racconta la nascita e il successo del metro, che, nato repubblicano, s'imporrà con Napoleone, così che da allora la decimilionesima parte di un meridiano terrestre sarebbe stata l'unità di misura più universalmente adottata e la matrice di altre misure universali.
Dino Carpanetto
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