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Il libro mette in discussione l’impostazione dominante nel campo dell’educazione scolastica per cui sono solo le capacità cognitive a essere ritenute fondamentali. L’intelligenza emotiva, invece, non viene considerata una competenza da potenziare; ben scarsa è infatti l’attenzione che viene dedicata a comprendere quali emozioni si nascondano dietro l’atteggiamento degli alunni “difficili”. Psicologa e psicoterapeuta, l’autrice ripercorre le fasi più intense della sua lunga esperienza nelle istituzioni educative, tessendo una narrativa agile e sciolta che fa tesoro dei recenti ritrovati delle neuroscienze per mettere in luce come nelle classi che hanno integrato nell’aula scolastica l’intelligenza emotiva i casi di bullismo siano scomparsi e i il rendimento scolastico degli alunni sia migliorato. L’educazione scolastica deve porsi l’obbiettivo di formare persone felici, capaci di essere gioiose e intellettualmente vivaci: persone capaci di cambiare il mondo. Non serve a nulla formare bambini idonei allo studio delle scienze o della letteratura se prima non si insegna loro, attraverso la partecipazione attiva al processo di insegnamento-apprendimento, cosa siano l’autostima, il rispetto, l’empatia. Per questo “È di fondamentale importanza che gli insegnanti acquisiscano un nuovo modo di guardare; che imparino a vedere il bambino prima che l’alunno” (p. 154). Solo così la trasmissione di conoscenze e di esperienze potrà tradursi in uno stimolo alla crescita e un rafforzamento della personalità degli alunni. Educare significa lasciare un’impronta nel cuore dei bambini; è la comunicazione emotiva il pilastro che può consentire al bambino di crescere più libero. Questo libro, con la sua ricchezza di interessanti riferimenti agli studi dei processi psichici, mentali e cognitivi, non mancherà di risultare prezioso non solo per quanti sono coinvolti nelle dinamiche del mondo dell’educazione, ma anche per tutti quanti non rinunciano alla speranza in un mondo migliore.
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