L’inizio degli anni Ottanta è stato un periodo di passaggio per la musica popolare, con una generazione di musicisti ancora mentalmente nel decennio precedente e in fase di metabolizzazione dei cambiamenti estetici e tecnologici che caratterizzeranno il resto della decade. La disco music è morta e il prog-rock pure, i sintetizzatori sono ancora troppo costosi e inaffidabili, il jazz è al suo minimo storico a livello di popolarità e si afferma invece definitivamente il termine “fusion”, con tutte le conseguenze del caso. In questo contesto s’inserisce l’album che avete fra le mani, inciso nel 1981 per l’etichetta di sonorizzazioni Ring da un manipolo di prestigiosi jazzisti e session men dell’area milanese capitanati dal pianista Oscar Rocchi e dal super-batterista Tullio De Piscopo, che firmano rispettivamente sette e quattro brani. Con loro una line-up eccezionale comprendente il bassista Julius Farmer (da New Orleans), Sergio Farina alle chitarre, l’argentino Hugo Heredia a sax e flauto e- unico romano del gruppo- Cicci Santucci alla tromba e al flicorno (quest’ultimo la sua specialità). Metamorphosis è uno di quei rari dischi coesi prodotti dal mondo della library, non quindi una raccolta di brani volutamente eterogenei ma un album coerente a livello stilistico e sonoro che non avrebbe sfigurato nelle discografie ufficiali dei due firmatari. Siamo per l’appunto in area fusion, con ancora i positivi retaggi del jazz-funk a scongiurare l’effetto muzak ma senza quell’esuberanza virtuosistica tipica del jazz-rock più progressivo. De Piscopo soprattutto è qui in forma strepitosa e al picco delle sue capacità (non a caso il 1981 è anche l’anno di Vai Mo di Pino Daniele), appena più contenuto che nei suoi album jazzistici dello stesso periodo e per questo forse ancora più efficace. Merito anche dell’intesa con Farmeruno che prima di arrivare in Italia suonava insieme a Dr. John e Professor Longhair- con il quale forma una delle sezioni ritmiche più dinamiche e piene di groove della musica italiana degli anni ‘70 e ‘80 (a sostegno ascoltate anche Carta Straccia e America Good-Bye di Alberto Radius, due album pop dall’anima funk che andrebbero rivalutati).
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