L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Nel 1930, Cecchi insegnava in California. Pensò di scendere verso il Messico. Fu un viaggio infero, anche se il viaggiatore tentava di nasconderlo, con la sua urbanità ironica e nemica dell’enfasi. Ma si accorse subito che nessun sapido detto toscano avrebbe potuto arginare l’invadenza delle visioni. A Hollywood, il suo sguardo si sofferma su Buster Keaton, «che cammina sbadato, inciampando nei detriti di un mondo capovolto». E subito cerca un allevamento di alligatori, centinaia di creature catafratte, di ogni dimensione, che guardano il visitatore «con l’occhio dell’ergastolano». Poi si spalanca il Messico: chiuso nella sua maschera di ossidiana, sotto un cielo che «preme come una campana di vetro opaco» e dà alle cose «una virulenta luminosità d’agonia», la realtà più impenetrabile, la più insolente per un artefice della prosa devoto al nitore della Firenze rinascimentale. Una realtà che al suo centro, nelle piramidi del Sole, sembra offrire soltanto «diavoli, infamità e lutti». Eppure Cecchi, dietro le quinte di se stesso, non aspettava, non cercava altro che questo. E il risultato è Messico, «a rigore il più bel libro di Cecchi» (Gianfranco Contini).
scheda di Rondolino, G., L'Indice 1985, n. 4
Può darsi che abbia ragione Gianfranco Contini a definire "Messico" "il più bel libro di Cecchi", così come probabilmente ha ragione Italo Calvino, nella prefazione, a scrivere - "Il libretto che raccoglie le sue cronache di viaggio, uscito nel 1932 da Vallecchi, è una lettura godibile oggi forse ancor più d'allora". Certo è che queste pagine esemplari, a metà strada fra l'appunto di viaggio e l'elzeviro di terza pagina (del "Corriere della sera"), contengono non soltanto una serie di informazioni, osservazioni e giudizi su culture, società e costumi per i quali continuiamo a mostrare interesse, ma anche un'indicazione di stile, nel senso di padronanza della scrittura, che ci permettiamo di invidiare. Cecchi osserva con grande attenzione e partecipazione umana i luoghi meno frequentati della California e del Messico, la natura, gli uomini, le cose, e ce ne fornisce ritratti memorabili. A cinquant'anni di distanza essi ci parlano e ci istruiscono - basti pensare ai capitoli su Hollywood o sui musei e monumenti messicani - , in una forma al tempo stesso accattivante e profonda.
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore