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Molti sono i libri di Darnton, tradotti in italiano, che hanno permesso a un pubblico vasto di conoscere ricerche assai originali sul mondo illuminista. Benvenuta, quindi, anche la traduzione, che avrebbe però potuto essere assai migliore, di questo libro di quasi quarant'anni fa. Come Daniel Roche, Darnton ha svolto una sorta di storia sociale delle idee che, rigorosa nella documentazione e nelle questioni concettuali, ha fatto emergere realtà sconosciute, ad esempio la diffusione di libri pornografici nel Settecento, o la contestazione dell'ordine costituito che fecero tanti uomini di cultura francesi e inglesi che sopravvivevano ai margini del mondo editoriale, ovvero gli aspetti finanziari di imprese editoriali come l' Enciclopedia . Questo libro vuole ricostruire la "mentalità" degli uomini di cultura e la percezione della crisi che essi ebbero negli anni ottanta del XVIII secolo, partendo dall'assunto che le opere di Rousseau e dell'Illuminismo politico non fossero granché lette. Quali dunque fossero le correnti intellettuali radicali e rivoluzionarie, e a cosa guardassero alla fine del secolo dei Lumi, è il tema di questo libro, apparso - è un caso? - nel '68.
Una di queste correnti ebbe a che fare con il magnetismo animale o mesmerismo. Darnton mostra, utilizzando ogni possibile fonte, la fortuna dell'ipotesi dell'esistenza di un fluido universale. Un'idea che Franz Anton Mesmer (1734-1815) e i suoi entusiasti seguaci diffusero contro le resistenze di accademie, scienziati e personalità varie della cultura, ottenendo grande successo. Tra i moltissimi loro ascoltatori vi fu perfino Franklin. Molti suoi seguaci, come Brissot e soprattutto Marat, ebbero poi parte importante nella Rivoluzione francese; e di Mesmer, oltre che nel Così fan tutte di Mozart, si parlò ancora nell'Ottocento, fino a Balzac e a Poe. Era tuttavia un'idea, questa, semplicemente infondata, perché di fluido universale non v'era, come non v'è tuttora, alcuna traccia. È quindi la storia di un'invenzione creduta in buona fede vera e benefica; è la storia non di un falso, ma del sorgere e dell'imporsi di una credenza infondata.
Il campo della ricerca è dunque quello della comunità scientifica, ma soprattutto dell'opinione pubblica, perché il successo del mesmerismo dipese da più fattori. In primo luogo, Mesmer ingigantì e radicalizzò un aspetto laterale e cieco del newtonianesimo, che aveva allora ancora larga circolazione: la tesi, cioè, che per intendere adeguatamente il meccanicismo occorresse postulare l'esistenza di un fluido universale, l'etere. Mesmer e i suoi seguaci trasformarono dunque la cosmologia newtoniana in un'ontologia e in una cosmogonia. In tal modo, il loro orizzonte si allargò fino a coinvolgere la medicina. Il mesmerismo permetteva di cogliere i sintomi delle malattie, e di curarle. Attraverso le "vasche" si ritrovava la salute, pur se talora c'era la morte, come per Court de Gebelin. Infine, proprio avendo elaborato una cosmogonia, sembrò che Mesmer fosse riuscito a unire il fisico al morale, che la sua parola potesse risolvere l'enigma del male del mondo; che fosse cioè riuscito là dove Rousseau aveva fallito.
La fortuna ch'egli ebbe non fu quindi dovuta soltanto alla sua polemica con i medici illuministi; tale polemica ebbe successo perché Mesmer parve rispondere alle angosce che attraversavano un mondo in crisi e che non sembravano trovare risposte nella cultura, né politica né scientifica, dell'Illuminismo. Diderot aveva tentato di trasformare l'entusiasmo della religione in nuovo sapere, in filosofia laica; Rousseau aveva pensato a una religione civile. Adesso, invece, pareva imporsi una religione salvifica e misterica, che credeva nella parola svelatrice d'ogni mistero, naturale, mentale, sociale. In un mondo percorso da tensioni laceranti, si cercavano dottrine che promettessero il raggiungimento dell'armonia e dell'ordine, sia interiore sia politico.
Non è certamente con il solo mesmerismo che si intende come la cultura illuminista si trasformò in giacobinismo. Furono rivoluzionari questi entusiasti seguaci del magnetismo animale, oppositori a un tempo del potere governativo e della cultura illuminista, o furono invece conservatori? La maestria di Darnton sa seguire la mobilità e ambiguità di uomini e idee senza fissarle in successive etichette, ma riuscendo a cogliere il loro continuo trasformarsi, come, è il caso di dire, in un gioco di luci e ombre. Taluni si definirono orgogliosamente profeti. Ma di un ordine che si scopriva guardando au rebours e vagheggiando antichi tempi e favolose età orientali. Darnton discorre di teorie "radicali" e fa vedere come si incrociassero saperi diversi e destinati a diversa fortuna.
Oggi distinguiamo in quel magma di teorie cosa fosse magia e cosa scienza: ma per gli uomini e le donne di quegli anni era difficile distinguere Lavoisier da Mesmer, era facile prendere un segno di crisi per la certezza di un esito favorevole. Aspettative rivoluzionarie si tingevano di parole palingenetiche. Speranze totalizzanti, più ancora che radicali, cercavano impossibili fusioni di sogni fantastici, miti primitivi naturalistici, attese utilitaristiche. Non fu Mesmer a determinare la fine dell'Illuminismo, ma la sua singolare avventura, e quella degli altri profeti che comparvero sulla scena del mondo in quegli anni, qui così magnificamente descritta, fu possibile solo in quel lungo momento di declino, a un tempo, dell'Illuminismo e dell'antico regime.
Girolamo Imbruglia
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