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'Merica è un’epopea popolare, che nei suoi ingranaggi macina come un rullo compressore una tra le più tragiche e grandi fasi della storia moderna italiana: l’emigrazione. Protagonista: la povera gente. Il ritmo del racconto è il ritmo “lento” dei grandi eventi che si compiono e, contemporaneamente, quello “nervoso” della fatica, della miseria, dell’ansia, della rabbia di chi non ha più niente da perdere per sé e la propria famiglia. Eppure un lucido, instancabile pragmatismo, una atavica ed incoercibile forza di resilienza, un’ostinata e pervicace “smania” di speranza non abbandonano mai questi contadini di Ceneda che lasciano tutto per affrontare l’immenso Oceano. Scorza coriacea, giocoforza spesso gretta e diffidente (sennò non si resiste nella crudele guerra dei poveri), segnata ma mai vinta da fatiche inenarrabili, da malattie devastanti, da lutti lancinanti. E poi un mondo nuovo, affascinante e spaventoso insieme, portatore di vita e da maledire nello stesso momento, spazi immensi e boscaglie inestricabili, miriadi di animali inimmaginabili un attimo prima di averli visti e stupefacenti un attimo dopo. Uomini, donne, ragazzi, bambini, neonati, sballottati in un viaggio infernale via mare cominciato già nell’inferno di Genova, sbarcano inermi davanti alle coste del Brasile, ostaggi nelle mani di avidi affaristi, pedine nel mondo cinico della politica e dell'economia. E qui, nel "mato", è tutto da fare, se si vuole appena appena sopravvivere, non si sa con quali prospettive. Eppure, anche se la tragedia incombe in ogni momento, inaspettate, inebrianti, commoventi rivelazioni faranno scoprire a queste anime come sosta una "anima mundi", una segreta e misteriosa forza che ci lega e che ci rende tutti fratelli nel gran gioco della vita, una minuscola ma straordinaria forza salvifica che potrebbe assumere anche le sembianze di piccoli occhi a mandorla...
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