Mercy Street
di Jennifer Haigh
Boston, 2015. Da parecchi anni ormai, Claudia fornisce assistenza psicologica alle pazienti di Mercy Street, una clinica ginecologica specializzata in contraccezione e aborti nel centro della città. È un lavoro impegnativo, che la mette in contatto con donne in grande difficoltà e con le classi sociali più disagiate. Mercy Street offre alle sue pazienti ben più dell'assistenza sanitaria, per molte di loro costituisce l'accesso a un'importante seconda possibilità. Ma fuori dalla clinica, la realtà è ben diversa. Le minacce anonime sono frequenti. Un piccolo e determinato gruppo di manifestanti pro-life compare spesso davanti all'ingresso. Con l'intensificarsi delle proteste, la paura si insinua nei giorni di Claudia, un'ansia di sottofondo che lei tenta di tenere a bada con frequenti visite a Timmy, un affabile spacciatore d'erba, anch'egli nel mezzo di una crisi esistenziale. Da Timmy incontra un assortimento casuale di clienti, tra cui Anthony, un'anima perduta, paladino della crociata antiabortista, che trascorre la maggior parte della sua vita online, chattando con un misterioso invasato che ha messo gli occhi su Mercy Street ed è pronto a rischiare tutto per le sue convinzioni. Haigh ci parla di un tema scottante e sempre attuale, ma ci racconta anche e soprattutto dei risvolti di un'America ignorante, in balia di una religiosità che si proclama paladina della vita, trascurando le derive che travolgono troppe persone vittime della povertà. Ed è bravissima nel guardare dal di dentro questi personaggi, in un romanzo corale, quasi alla Robert Altman, e con uno sguardo neutro, che non cede mai a giudizi o sentimentalismi.)
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