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Un documento un po' succinto, certamente non proporzionato alla vastità della tragedia che colpì il basso Lazio nel maggio del '44, quando i soldati marocchini, inquadrati nell'esercito degli Alleati - che risaliva l'Italia per liberarla dai tedeschi - si misero a saccheggiare e a stuprare tutte le donne dei luoghi, uccidendo i civili che cercavano di opporsi a tale scempio. Una tragedia rimossa e poco conosciuta che questo semplice libro ha il merito di ricordare, attraverso alcune testimonianze dirette di donne vittime di quella violenza. Particolarmente interessanti (perché molto rare) sono le testimonianze di una suora violata, con le altre consorelle, all'interno del convento e quella di una giovane maestrina, oltraggiata in classe, che ha scelto di migrare in America - come tante altre - per non dover affrontare la vita di vergogna che le avrebbe riservato una società arcaica la quale, dopo questi fatti, smise di accettare queste poverette, non trovando di meglio che emarginarle dal resto della comunità e additarle quali portatrici della macchia del disonore. Alla fine del libro è riportato, integralmente, il verbale della seduta parlamentare del 7 Aprile 1952 in cui, con una lunga interrogazione, la deputata del PCI, Maria Maddalena Rossi, richiamando quegli eventi, chiede al governo di riferire in merito ai risarcimenti relativi alle 60 mila denunce di furti e violenze che gli abitanti di quelle regioni martoriate avevano presentato allo Stato.
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